ROMA - Anche le foglie in decomposizione sono una fonte di gas a effetto serra: lo affermano gli scienziati dell'Università del Michigan che hanno individuato nelle foglie decomposte sul suolo una nuova fonte di ossido di diazoto (N2O), un gas a effetto serra considerato più potente dell'anidride carbonica (CO2).
Pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, lo studio è importante perché potrebbe contribuire a migliorare le previsioni sulle emissioni di ossido di diazoto e a guidare pratiche future per l'agricoltura e la gestione del suolo. Il potenziale effetto di questo gas sul riscaldamento globale è 300 volte più grande di quello della CO2 e le emissioni derivano in gran parte dall'agricoltura.
La maggior parte dell'ossido di diazoto, spiega Sasha Kravchenko, autrice principale dello studio, "viene prodotta da volumi di suolo grandi quanto un cucchiaino da tè". Si tratta di "hotspot" che "possono emettere molto ossido di diazoto e velocemente". Un fenomeno che ha finora ha disorientato i microbiologi sulle cause. Questo studio ha portato la prospettiva d'analisi su un piano microscopico e ha rilevato che le emissioni si verificano solo quando sono presenti grossi pori nel suolo. In pratica, spiega Kravchenko, "le particelle delle foglie agiscono come piccole spugne nel terreno, raccogliendo l'acqua e creando un micro-habitat perfetto per i batteri che producono l'ossido di diazoto". Nei terreni argillosi, che hanno pori più piccoli, l'acqua non viene assorbita dalle particelle di foglie. Studi futuri aiuteranno a determinare quali piante contribuiscono alle emissioni più alte di N2O.