STRASBURGO - Il Parlamento Ue ha approvato oggi il rapporto che fissa in maniera obbligatoria gli obiettivi di riduzione di gas effetto serra per ogni Stato Membro da qui al 2030. Il testo declina per Paese e per i settori economici non inclusi nel sistema di quote di CO2 gli impegni presi dalla Ue con la firma dell'accordo di Parigi. Prima del voto si è tenuto nella plenaria e con la presenza di Hila Heine, presidente delle Isole Marshall, un dibattito sulla decisione del presidente Usa Donald Trump di ritirare gli Stati Uniti dall'intesa sul clima.
Il testo, approvato con 534 sì, 88 no e 56 astensioni, impegna l'Italia a ridurre del 33% per il 2030, rispetto ai valori del 2005, le sue emissioni nei settori non coperti dal sistema ETS, ossia agricoltura, trasporti, edilizia e rifiuti. Questi settori coprono circa il 60% delle emissioni totali della Ue. La Ue è complessivamente chiamata a tagliare le sue emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990. Secondo il testo approvato a Strasburgo, ogni Stato membro dovrà seguire un percorso di riduzione delle emissioni calcolato a partire dal 2018, anziché dal 2020, come proposto dalla Commissione Ue.
L'obiettivo della modifica è quello di evitare un aumento delle emissioni nei primi anni o un rinvio delle riduzioni. Inoltre, per garantire un impegno a lungo termine, gli eurodeputati hanno fissato per il 2050 un obiettivo di taglio dell'80%, rispetto ai livelli del 2005. Per aiutare i 28 a raggiungere i loro obiettivi, il regolamento consente loro di "prendere in prestito" fino al 10% dell'indennità dell'anno successivo, riducendo così quella dell'anno in corso. Gli Stati che hanno un Pil inferiore alla media Ue e che attueranno le misure necessarie prima del 2020 potranno inoltre godere di una maggiore flessibilità nell'implementazione della parte successiva del programma di riduzione. Non appena il Consiglio Ue avrà espresso la propria posizione (è prevista una discussione tra i ministri dell'ambiente il 19 giugno a Lussemburgo), inizieranno i negoziati informali con il Parlamento per la definizione della posizione finale Ue.