Un altro danno collaterale si aggiunge alla lunga lista delle conseguenze dell'ultimo, intenso, El Nino, fenomeno ciclico che consiste nel riscaldamento superficiale di una porzione del Pacifico e che ha impatti a cascata di varia natura sul clima. I satelliti della Nasa evidenziano che al Nino verificatosi tra 2015 e 2016 si può imputare la recente impennata di anidride carbonica nell'atmosfera. Lo studio è stato pubblicato su Science.
L'ultimo El Nino, spiegano gli scienziati, avrebbe causato un aumento di circa tre miliardi di tonnellate di carbonio nell'aria nel 2015. L'80% di questo, circa 2 miliardi e mezzo di tonnellate, ha avuto origine da processi naturali nelle foreste tropicali di Sud America, Africa e Indonesia. Ad influire temperature record e siccità accentuati dal Nino. Il fenomeno climatico di due anni fa, uno dei più intensi mai registrati, avrebbe infatti da un lato ostacolato per le piante l'assorbimento di emissioni di CO2 prodotte dall'uomo e dall'altro avrebbe contribuito agli incendi (soprattutto in Indonesia), in seguito ai quali altra CO2 è finita in atmosfera.
A questa conclusione gli scienziati sono arrivati analizzando 28 mesi di dati raccolti dal satellite Nasa OCO-2 (Orbiting Carbon Observatory-2), lanciato in orbita nel 2014 con l'obiettivo di misurare con precisione l'anidride carbonica nell'atmosfera terrestre. I risultati ottenuti secondo gli esperti danno l'idea di cosa aspettarsi per il futuro, visto che i modelli climatici indicano che ci saranno siccità più frequenti e più lunghe, come quelle legate a El Nino. "Più anidride carbonica potrebbe rimanere in atmosfera", spiega la scienziata Annmarie Eldering, "e questo porterà a un ulteriore riscaldamento globale".