Nella lotta ai cambiamenti climatici "abbiamo una base, che è l'Accordo di Parigi. Dobbiamo lavorare tutti perche' questo accordo venga rispettato. Premendo anche sui nostri amici degli Stati Uniti perché si convincano dell'importanza di stare in questo accordo, che è stato raggiunto faticosamente. Abbiamo cercato anche nel G7 in Sicilia di spingere in questa direzione, e penso che dobbiamo continuare a farlo". Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni intervenendo a un convegno al Cnr su clima, agricoltura e migrazioni.
"Contemporaneamente - ha aggiunto Gentiloni - dobbiamo sapere che quella e' la base, ma su quella base dobbiamo garantire l'aumento graduale degli impegni finanziari dei vari paesi tesi a contrastare gli effetti del cambiamento climatico in tutti I paesi del mondo, compresi quelli che non hanno le risorse per investire nel Green Fund. Sono le priorità dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (dell'Onu, n.d.r.), sono le nostre priorità. Nella enciclica Laudato si', papa Francesco ci ha ricordato che non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo. Non ci sarà ecologia senza un'adeguata antropologia".
Il premier ha rilevato che "dal 2001 ad oggi abbiamo avuto i 17 anni più caldi nel nostro paese. Come non vedere dal 2010 oltre 200 eventi climatici estremi che hanno investito l'Italia, provocando danni e vittime e sollecitandoci ancora una volta a quel lavoro di prevenzione che deve essere fondamentale? E questo fenomeno del riscaldamento globale, dominante a livello internazionale, si intreccia con i fenomeni migratori. Noi, affacciati sul Mediterraneo, ne siamo testimoni".
Per Gentiloni "dopo un decennio significativo di riduzione della malnutrizione, c'è stato un rimbalzo negativo di aumento. Siamo tornati fra gli 800 e gli 850 milioni. Questo deriva dai fenomeni climatici e dagli effetti devastanti delle guerre. La questione dell'utilizzo migliore e sostenibile dell'agricoltura resta una delle questioni fondamentali del mondo. Punta su modelli di sviluppo sostenibili, ovvero agricoltura famigliare moderna, riforestazione, empowerment femminile, è la premessa fondamentale se vogliamo lavorare sulla sicurezza alimentare, e anche se vogliamo contribuire a contenere le spinte migratorie".