Dopo tre anni di crescita praticamente nulla, nel 2017 le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) generate da industria e combustibili fossili torneranno a salire, del 2%. Sono le stime dell'ultimo Global Carbon Budget pubblicato oggi sulle riviste Nature Climate Change, Environmental Research Letters ed Earth System Science Data Discussions e presentato a Bonn: un campanello di allarme per i rappresentanti di 195 Paesi del mondo riuniti nella città tedesca per la Conferenza Onu sul clima (Cop23).
Secondo gli scienziati quest'anno le emissioni globali prodotte dalle attività umane raggiungeranno 41 miliardi di tonnellate, a causa dell'atteso aumento del 2% nell'uso di combustibili fossili.
Il ritorno alla crescita della CO2 è "una delusione", afferma Corinne Le Quéré, direttrice del Tyndall Centre for Climate Change Research dell'ateneo britannico dell'East Anglia, autrice principale dello studio. Così, aggiunge, si rischia di non fare in tempo "a mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi, figurarsi entro il grado e mezzo".
Insomma gli obiettivi dell'accordo di Parigi rischiano di allontanarsi.
Secondo le analisi la Cina è il principale imputato del ritorno alla crescita delle emissioni di anidride carbonica: il Paese ha invertito la rotta rispetto agli ultimi tre anni e per il 2017 si stima un aumento del 3,5%. In India le emissioni sono salite del 6% nell'ultimo decennio, ma nel 2017 dovrebbero rallentare. La concentrazione in atmosfera ha raggiunto 403 parti per milione (ppm) nel 2016 e si stima che possa aumentare ancora di 2,5 ppm nel 2017.