La Conferenza Onu sul clima di Bonn (Cop23) si è conclusa sabato mattina dopo una maratona notturna di negoziati sui dettagli tecnici dell'applicazione dell'Accordo di Parigi del 2015. Non ci sono risultati eclatanti, solo la definizione delle procedure per arrivare alla revisione degli impegni degli stati per il taglio delle emissioni di gas serra.
Questi impegni, presi a Parigi due anni fa, sono insufficienti per raggiungere l'obiettivo dell'Accordo stesso (mantenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi dai livelli pre-industriali, possibilmente entro 1,5 gradi) e devono essere aggiornati. Questa revisione sarà l'obiettivo della prossima Conferenza Onu sul clima, la Cop24 di Katowice, in Polonia, nel novembre 2018.
L'aggiornamento dei target nazionali di decarbonizzazione dovrà permettere all'Accordo di Parigi, quando entrerà in vigore nel 2020, di raggiungere almeno il suo obiettivo minimo. Il premier delle Fiji, Frank Bainimarama, che ha presieduto la conferenza, ha chiuso i lavori alle sette del mattino di sabato. Bainimarama ha lodato i delegati per aver messo a punto le regole per l'applicazione dell'accordo di Parigi e aver definito un percorso per i paesi per aumentare i loro obiettivi per la riduzione delle emissioni di gas serra nei prossimi anni.
Il presidente della Conferenza nel documento finale ha istituto un tavolo di discussione detto "dialogo Talanoa" (da un termine della lingua delle Fiji che indica dialogare e decidere insieme), che partirà nel gennaio del 2018 per definire gli aggiornamenti dei target nazionali in vista della Cop24.
A Bonn sono state indicate soprattutto quali azioni sulle emissioni vanno monitorate, in vista della valutazione dei risultati e della revisione. Rimane aperta la spinosa questione del Green Climate Fund, il fondo per aiutare i paesi più poveri a combattere il riscaldamento globale: la sua istituzione rimane ancora indefinita.
La Conferenza di Bonn ha visto una ventina di Paesi (fra i quali l'Italia) stringere un'alleanza per cessare la produzione di energia dal carbone. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron sono stati gli ospiti più importanti della Cop23. Entrambi hanno ribadito il loro impegno alla decarbonizzazione. Merkel, ancora impegnata nella formazione del suo governo, non ha potuto indicare misure precise ed è stata per questo criticata dagli ambientalisti.
Gli Stati Uniti a Bonn hanno mostrato i loro due volti. Da un lato il governo di Washington ha detto di essere ancora disponibile a restare nell'Accordo di Parigi con una revisione degli impegni. I rappresentanti dell'amministrazione Trump hanno avuto toni concilianti e moderati, ma hanno giocato sostanzialmente un ruolo marginale. Ben altro ruolo hanno avuto stati e città americane, che hanno ribadito i loro impegni per il clima nonostante Trump, capitanati dal governatore della California, il democratico Jerry Brown.
La prossima Conferenza sul clima, la Cop24, si terrà nell'autunno del 2018 a Katowice, nel cuore della regione carbonifera della Polonia, la Slesia. La Polonia dipende pesantemente dal carbone per la sua produzione energetica e in sede di Unione europea ha spesso frenato sui provvedimenti sul clima. Due summit internazionali sul cambiamento climatico precederanno la Cop24, uno a Parigi a dicembre e uno in California l'anno prossimo.