ROMA - Le città hanno un 'profumo' caratteristico, un'impronta chimica che è stata misurata per la prima volta: spazia dai gas di scarico ai cosmetici e, soprattutto, influenza la formazione delle nuvole e può aiutare a costruire modelli climatici più precisi. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas).
Il cocktail di composti organici volatili che definisce l'odore deriva dalle fonti più diverse, come gas di scarico, torrefazioni e rosticcerie, ristoranti e ospedali, fino a detergenti e cosmetici. I ricercatori dell'Università austriaca di Innsbruck, coordinati da Thomas Karl e Georg Wohlfahrt, hanno analizzato la concentrazione di molecole nell'aria del campus universitario al centro di Innsbruck, mostrando che "il suo profumo è piuttosto ordinario e comune a quello di altre città", ha sottolineato Thomas Karl. Per le loro misure i ricercatori austriaci si sono basati su analisi statistiche e su un sofisticato strumento messo a punto da una spin-off della stessa Università, in grado di 'annusare' ogni composto chimico isolandolo dagli altri, anche a basse concentrazioni.
I risultati mostrano una riduzione di sostanze tossiche come benzene o toluene, per le quali l'Ue ha fissato limiti molto rigidi. In generale però i dati, come rilevano gli autori della ricerca, indicano una concentrazione di composti volatili ricchi di ossigeno superiore alle attese. "Queste sostanze - ha detto Thomas Karl - influenzano la formazione delle nuvole. Un aspetto che potrebbe portare a rivedere gli attuali modelli climatici usati a livello locale. I nostri dati - ha concluso - indicano infatti che potremmo aver sottostimato l'impatto umano sulle emissioni delle città".