SYDNEY - Le barriere coralline del mondo, già vittime di minacce multiple, dal riscaldamento dei mari allo sbiancamento, agli scarichi di sostanze nutrienti dall'agricoltura, affrontano anche un'altra sfida - stavolta dal fondale marino. Una nuova ricerca australiana, pubblicata su Science, mostra che i sedimenti su cui molti banchi corallini sono costruiti, sono sensibili all'acidificazione degli oceani più degli stessi coralli. E alcune di queste 'fondamenta' si stanno già dissolvendo.
Lo studio guidato dal docente di biogeochimica Bradley Eyre, della Southern Cross University, ha usato speciali strumenti di rilevazione sottomarini in quattro località degli oceani Pacifico e Atlantico, fra cui Heron Island nella Grande Barriera Corallina australiana. Il team ha poi creato un modello per estrapolare i risultati di 22 barriere coralline che si sviluppano lungo tre bacini oceanici.
Dall'analisi dei dati è emerso che quando l'oceano raggiunge un certo livello di acidità, i sedimenti che fanno da fondamenta alla barriera corallina iniziano a dissolversi. Non solo: man mano che l'acidità degli oceani aumenta, i coralli stessi producono meno carbonato di calcio e lo sgretolarsi contemporaneo della base incrementa notevolmente la perdita della barriera corallina. "Ciò potrebbe avere un impatto sugli ecosistemi delle barriere coralline - dichiara Eyre - per non parlare del turismo, della pesca e di molte altre attività umane che si verificano intorno alle barriere coralline". "E' vitale - continua - che si facciano pressioni sui governi di tutto il mondo per agire di concerto per ridurre le emissioni di CO2 poiché questo è l'unico modo per fermare l'acidificazione degli oceani e impedire che le nostre barriere coralline si dissolvano, cosa che è probabile che avvenga ben prima della fine del secolo". E conclude: "L'acidità degli oceani è aumentata di circa il 30% dall'inizio della rivoluzione industriale, mentre il mare assorbe circa un terzo dell'accumulo di gas serra nell'atmosfera".