TRIESTE - Azione coordinata degli ecologisti nell'assemblea di Generali, dopo l'incursione di Greenpeace giovedì mattina: in diversi hanno preso la parola in assise registrandosi come azionisti, con interventi per richiamare l'attenzione sull'economia del carbone nell'Est Europa, in particolare Polonia e Repubblica Ceca. Alla compagnia è stato chiesto di chiarire la propria esposizione e i criteri di deroga rispetto alla dichiarata volontà di disinvestire dalle società legate al carbone. Nel dettaglio sono intervenuti una rappresentante di Re:Common, Elena Genebizza, con domande sulla presenza del gruppo in attività sul minerale fossile in Polonia, Ian Chuzdzynski esponente della Grassroots Foundation, Jan Rovensky di Greenpeace Repubblica Ceca, parlando in particolare come esponente di una comunità locale della Boemia settentrionale che lamenta ben due miniere a cielo aperto nelle vicinanze. Simili richieste ha avanzato anche Fernando Vasco Chironda di WeMove.
"Le attività minerarie sono escluse dalla nostra attività assicurativa, non se ne parla. Noi non assicuriamo miniere", ha chiarito il presidente Gabriele Galateri. "L'idea di uscire da questo comparto è chiarissima", ha ricordato elencando le singole strategie di disinvestimento già deliberate. Quanto alle deroghe, ha ricordato la criticità di uscire da investimenti nel carbone in paesi dove "consumo energetico, riscaldamento, economia ed occupazione ne sono fortemente dipendenti e non esistono alternative, come in Polonia dove il nostro obiettivo è incentivare" un'uscita o una esposizione limitata e definita con criteri stringenti. Verranno comunque fatte delle valutazioni nell'arco dei prossimi due anni, ha spiegato, per "valutare l'effettivo impegno dei nostri interlocutori a favorire un'uscita" dal settore, con l'obiettivo di una "accelerazione della transizione verso un basso impatto ambientale". "L'atteggiamento della compagnia è chiarissimo, ha preso delle decisioni che vanno affrontate con serietà impegno - ha detto Galateri -. Il tema del carbone e del cambiamento climatico è serio, ma allo stesso tempo non abbiamo la bacchetta magica. Il nostro spirito è quello di convincere i nostri interlocutori" a una riconversione a una produzione di energia sostenibile. "Faremo tutto quello che potremo, nessuno di noi cerca di prendere tempo. Vogliamo arrivare un contributo concreto, ci crediamo. Ma bisogna fare le cose non su basi ideologiche, ma realistiche".