I finanziamenti pubblici, sia dall'Ue che dai bilanci nazionali, non saranno sufficienti a sostenere una transizione positiva delle Regioni del carbone verso l'energia pulita, e servono quindi investimenti privati. La transizione deve riguardare tutti gli europei, i benefici devono essere per tutti, e quindi gli impatti socio-economici devono essere gestiti con attenzione. A un anno dal lancio della Piattaforma delle Regioni carbonifere in transizione, il commissario europeo all'Energia e al Clima Miguel Canete ha illustrato come si procede nell'obiettivo di carbone zero.
Parlando alla Giornata europea dell'energia, alla Cop24, Canete ha spiegato che si sta lavorando con 13 regioni del carbone per garantire che possano massimizzare l'uso dei fondi europei e degli strumenti di sostegno al processo di transizione. Considerandolo un investimento a lungo termine, Canete ha quindi auspicato che questa iniziativa continui oltre il mandato di questa Commissione. L'anno prossimo, con l'aiuto del Parlamento europeo, "istituiremo un segretariato dedicato per le regioni del carbone" in transizione, "che opererà fino al 2021". Canete ha quindi detto che c'è bisogno che "le autorità delle regioni carbonifere siano pienamente coinvolte e pronte a discutere con gli investitori le opportunità per portare affari sostenibili negli ex bacini carboniferi".
Comitato regioni darà supporto nel passaggio verso l'energia pulita
Markkula, è cruciale una governance multilivello
Il passaggio dal carbone all'energia pulita richiede "un'attenta pianificazione, supporto tecnico e investimenti per garantire protezione delle economie regionali", ma in questo percorso è "cruciale la governance multilivello", in cui "le politiche su scala nazionale devono essere coerenti con le strategie regionali e locali, per evitare ostacoli e strozzature". Anche per questo il Comitato europeo delle Regioni (Cdr) sosterrà l'iniziativa della Piattaforma delle Regioni carbonifere in transizione e "parteciperà ai suoi lavori per promuovere lo scambio delle migliori pratiche, il rafforzamento delle capacità e il trasferimento di innovazione e tecnologie tra le regioni dell'Ue", ha detto da parte sua il vice presidente del Cdr Markku Markkula. Il quale ha espresso apprezzamento per la proposta del Parlamento europeo di destinare quasi 5 miliardi di euro del budget post-2020 per il Fondo di transizione per l'energia pulita, e ha rilevato come molte regioni e città, come la stessa Katowice, dipendono da tempo dal carbone, attualmente estratto in 41 regioni in 12 Stati membri dell'Ue. Realtà che "hanno bisogno di sostegno per la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio", che richiede "un'attenta pianificazione, supporto tecnico e investimenti regionali per garantire la protezione delle economie regionali". Riconoscendo ambizione agli obiettivi dell'Ue di riduzione delle emissioni di gas serra (dell'80% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050 e neutrali rispetto al carbonio entro il 2050), Markkula ha osservato che essi "richiedono un'azione forte nel campo dell'energia", che non può più essere "semplicemente pulita: dobbiamo riformulare completamente l'intero ciclo energetico". Questo implica "enormi cambiamenti e sfide tecnologiche: il percorso verso una transizione energetica di successo deve ancora essere perfezionato".
Kyoto Club, sul clima il governo finora non ha fatto granché. "Sul clima fino ad ora da parte del governo non abbiamo visto granché. Il Decreto Rinnovabili è la fotocopia di quello che aveva fatto Calenda. Sulle fonti di energia rinnovabili c'è stato un arretramento rispetto agli obiettivi europei, 30% al 2030 invece del 32% della Ue. Sulla mobilità elettrica si dice 'non si può fare perché la Fiat è indietro', quando per anni abbiamo parlato male delle politiche ispirate dalla Fiat". Lo ha detto oggi a Roma il direttore scientifico della ong sul clima Kyoto Club, Gianni Silvestrini, a un convegno sull'attuazione dell'Accordo di Parigi. "Manca una strategia industriale nelle politiche governative - ha concluso Silvestrini -. Non parliamo di politica ambientale, ma di una vera politica industriale per la decarbonizzazione".