(ANSA) - L'utility californiana PG&E ha portato i libri in tribunale questa settimana, schiacciata dal peso dei costi sostenuti per le sue responsabilità negli incendi che hanno devastato il paese questa estate. Un fallimento che, per il Wall Street Journal, può rappresentare una pietra miliare nel mondo delle imprese, sempre più preoccupate per gli impatti negativi che il cambiamento climatico può avere, non solo sull'ambiente, ma anche sui propri bilanci.
Il crollo di PG&E, il cui valore di mercato è passato in due mesi da 25 a 4 miliardi di dollari e le azioni sono tornate ai livelli del 1972, può rappresentare un campanello d'allarme per i big industriali, costringendoli ad allargare lo spettro della gestione dei rischi ambientali. "Questo è uno sviluppo nuovo - spiega al Wsj Bruce Usher, professore della Columbia University - ma se non stai considerando le estreme condizioni meteorologiche e climatiche come principali fattori di rischio per il tuo business, allora non stai facendo bene il tuo lavoro".
Dello stesso avviso Paula DiPerna, della Ong CDP che spinge le imprese a divulgare il loro impatto ambientale: "il sentire comune fra i decisori politici, il pubblico e le aziende è che il cambiamento climatico avvenga con lentezza. Al contrario, è fatto da una serie di eventi non prevedibili. E per questo le imprese devono essere adeguatamente preparate".(ANSA).