Gli italiani pensano che gli investimenti internazionali siano più efficaci degli interventi nazionali per mitigare i cambiamenti climatici. E' quanto emerge da un sondaggio commissionato dalla Banca europea degli investimenti (Bei) a YouGov (gruppo internazionale che raccoglie dati e conduce analisi) su come i cittadini percepiscono gli investimenti internazionali per risolvere i cambiamenti climatici nell'Unione europea, negli Stati Uniti e in Cina.
In 12 paesi su 30 oggetto d'indagine, è risultato più alto il numero di persone a favore di un approccio internazionale degli investimenti (Germania, Spagna, Svezia e Austria), rispetto a chi è a favore di un mantenimento degli investimenti a livello nazionale. In particolare, il 35% degli europei e altrettanto degli americani ritiene che si debba aiutare i paesi in via di sviluppo a combattere i cambiamenti climatici, mentre il 33% di europei e il 27% di americani preferisce mantenere gli investimenti "in casa". Quanto ai cinesi, invece, solo il 22% degli intervistati preferisce che gli investimenti correlati all'ambiente vadano ai paesi in via di sviluppo, mentre il 31% ritiene che ciascun paese è responsabile di come debbano essere finanziate le proprie iniziative a favore del clima.
Questa quarta pubblicazione (su un totale di sei) relativa a 25mila intervistati ha rivelato che per il 38% degli italiani l'Italia dovrebbe investire in tutti i paesi che ne hanno bisogno, a prescindere da qualsiasi altra considerazione, (percentuale superiore dell'8% rispetto alla Francia e del 10% rispetto ai Paesi Bassi); per il 27% degli italiani gli investimenti dovrebbero restare nel perimetro nazionale.
E l'ottica nazionale in Italia sembra piacere di più alla vecchia generazione: il 29% degli intervistati dai 35 anni in su ritiene che gli investimenti debbano restare nei confini nazionali, opinione condivisa solo dal 21% dei giovani di età compresa tra i 18-34 anni, mentre per il 39% dei giovani occorre che l'Italia investa in iniziative di attenuazione dei cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo se vuole contribuire in modo incisivo a risolvere questo fenomeno.
Riferendosi alle problematiche legate ai cambiamenti climatici, gli italiani citano - tra gli effetti più probabili dei cambiamenti climatici a livello planetario - il numero crescente di fenomeni meteorologici estremi come uragani, alluvioni e siccità (76%), la desertificazione (58%) e l’innalzamento del livello del mare (58%).
Emma Navarro (vicepresidente della Bei responsabile per i finanziamenti a favore del clima e dell’ambiente) ha osservato che "i cambiamenti climatici sono una delle priorità più urgenti del nostro tempo. È una grandissima sfida che il mondo deve affrontare, e come tale occorre che la affrontiamo in modo globale. Qualsiasi nostro intervento può servire a far fronte a questa minaccia comune. Gli investimenti nelle misure di adattamento e di attenuazione dei cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo non solo aiuteranno i singoli paesi colpiti dalle gravi conseguenze del riscaldamento globale, ma saranno di aiuto a tutti noi". Navarro ha aggiunto che "per la Bei, principale finanziatore multilaterale al mondo di progetti a favore del clima, la lotta ai cambiamenti climatici è una priorità e un’ambizione assoluta. L’azione per il clima ha rappresentato più del 29% dei nostri investimenti complessivi nel 2018. Siamo anche a buon punto nel rispetto dell’impegno assunto di portare i nostri finanziamenti nell’azione per il clima al 35% di tutti gli investimenti diretti ai paesi in via di sviluppo entro il 2020".