BRUXELLES - "Sto cercando di proteggere il futuro dei miei figli, come farebbe qualsiasi genitore". A parlare è Giorgio Elter, agricoltore e proprietario di un albergo in Val d'Aosta, che si prepara a far ricorso alla Corte di giustizia Ue contro la stessa Unione per la crisi climatica.
E presto potrebbe farlo anche contro lo Stato italiano. La famiglia di Elter e altre nove provenienti da 4 Paesi europei, ma anche dal Kenya e dalle Fiji, si considerano parte lesa perché i cambiamenti climatici stanno sconvolgendo le loro vite e l'Unione non fa abbastanza per contrastarli.
In particolare, i ricorrenti - sostenuti dalla Ong Climate Action Network che raccoglie 160 organizzazioni di 35 Paesi - chiedono di rivedere al rialzo gli obiettivi Ue di riduzione delle emissioni al 2030. L'iniziativa è la seconda tappa di una battaglia legale che ha già visto la Corte di giustizia respingere un primo ricorso.
"Speriamo la Corte interpreti i trattati Ue in modo da proteggere i cittadini dalla crisi climatica", spiega l'avvocato Roda Verheyen. "Le ondate di caldo seguite da forti piogge, grandinate e tempeste stanno distruggendo i nostri raccolti - racconta Elter -. Lo scioglimento dei ghiacciai colpisce tutte le attività turistiche e gli ostelli della mia regione. Oggi è già difficile prendermi cura della mia famiglia e non posso garantire un futuro sicuro alle mie figlie. Non siamo responsabili per il deterioramento delle condizioni climatiche, ma siamo noi che soffriamo. Come ogni genitore, sto cercando di proteggere il futuro dei miei figli".
Insieme a un gruppo di organizzazioni di base e comitati territoriali, questa famiglia valdostana si prepara a denunciare anche lo Stato italiano. Il movimento si chiama 'Il giudizio universale', nasce perché "crediamo che il nostro Paese non stia facendo abbastanza per tutelarci - si legge sul sito dell'iniziativa - e abbiamo deciso per questo di citarlo in giudizio, intentando un'azione legale che lo vincoli a fare di più e meglio".