Venti sempre più forti che creano onde marine più più alte e potenti tanto da mettere a rischio coste e infrastrutture. E' uno degli effetti del riscaldamento globale e se si continuerà ai ritmi attuali gli effetti si faranno sentire soprattutto sulla costa meridionale dell'Australia e quella occidentale del Sud America. E' quanto prevede una ricerca della Griffith University in Australia, pubblicata su Nature Climate Change.
Usando circa 150 modelli di simulazione relativi ai dati degli ultimi 20 anni, i ricercatori hanno concluso che circa metà delle linee costiere del mondo è "a rischio a causa dell'impatto del cambiamento climatico sulle onde". Un fenomeno, denunciano gli esperti, che "può potenzialmente esacerbare, in alcune aree, l'effetto sul futuro sollevamento dei livelli del mare". Secondo Joao Morim, della Scuola di ingegneria dell'ateneo e ricercatore presso il Consiglio nazionale delle ricerche australiano (Csiro), su estesi tratti di costa oceanica si può prevedere che l'altezza media annua delle onde, cioè la differenza fra le loro creste e avvallamenti, aumenterà fra il 5% e il 15% rispetto al periodo 1979-2004, con l'effetto di una maggiore potenza nell'infrangersi a riva e sulle infrastrutture.
Anche la direzione delle onde si amplierebbe in simile misura, colpendo alcune aree finora tipicamente riparate da promontori e da altre formazioni costiere. E' possibile tuttavia frenare il fenomeno, sottolinea Morim: le proiezioni basate su emissioni sufficientemente limitate da contenere il riscaldamento globale entro l'obiettivo della conferenza di Parigi sul clima (2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali) indicano infatti che i cambiamenti delle onde "non si allontanerebbero dalla variabilità naturale".