ROMA, 23 OTT - La lotta al cambiamento climatico non appartiene soltanto a chi sostiene politiche interventiste dello stato, ma a tutti quanti, e anche i liberisti devono dare il loro contributo per trovare un nuovo modello economico sostenibile. E' questo il senso di una "Lettera aperta ai liberisti italiani" firmata da un gruppo di climatologi (Antonello Pasini, Carlo Barbante, Roberto Buizza, Susanna Corti, Silvio Gualdi, Piero Lionello e Stefano Tibaldi).
"L'esortazione al cambiamento energetico - scrive Gualdi -, lanciata negli ultimi decenni dalla scienza, è stata raccolta per prima - e comunque con grande ritardo - da coloro che volevano un cambiamento all'attuale sistema liberista, e hanno finito per fare apparire la lotta alla crisi climatica come legata a una politica di intervento pubblico. Questo equivoco in alcuni casi è stato fatto proprio dai liberisti, che talvolta, per non lasciare il campo a politiche interventiste, danno volentieri spazio a chi nega l'urgenza del cambiamento energetico".
"La realtà, però - scrive Carlo Barbante -, è che nessuno sa quale equilibrio di mercato, regolamentazione, leva fiscale e interventi pubblici sarà necessario per individuare un nuovo modello economico sostenibile, che tenga conto dei limiti planetari, in termini di emissioni in atmosfera e di risorse disponibili. Per vincere questa sfida colossale c'è bisogno del contributo di tutti, liberisti e interventisti, ognuno disposto a compromessi per trovare soluzioni efficaci".
"Il grande rischio -, conclude Antonello Pasini, - è che invece si assista, come per esempio avviene negli Stati Uniti o in Brasile, a una contrapposizione tra schieramenti, per cui si va insensatamente a votare sulla distruzione del pianeta, con il serio rischio che vinca chi inconsapevolmente lavora per la distruzione. Abbiamo invece bisogno che anche il pensiero liberista faccia propria la realtà della crisi climatica e offra il suo contributo per un dibattito sulle soluzioni ricco, alto ed efficace".