"L'emergenza climatica è emergenza più che mai ed è tutt'altro che passata". A lanciare l'allarme è il climatologo di fama mondiale, Filippo Giorgi, originario di Sulmona (L'Aquila), che ha fatto parte del bureau del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Ipcc), comitato che nel 2007 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace insieme ad Al Gore, ed è responsabile di Fisica della Terra del Centro Internazionale di Fisica Teorica di Trieste.
Commentando l'accordo Ue sul taglio delle emissioni ha detto: "Bene l'accordo per l'Europa, ma non basta". Il problema sono i Paesi emergenti come Cina, India e Brasile, e quelli del sud est asiatico, anche se ci sono segnali "incoraggianti" anche da questi Paesi nel processo verso la green economy, come per esempio la Cina che ha annunciato l'obiettivo di zero emissioni al 2050 o l'India con la 'solar mission' per dotare le case di pannelli solari. Sull'emergenza clima, sottolinea Giorgi all'ANSA "un riscaldamento di 2 gradi in 100 anni il Pianeta non lo ha mai visto nella sua storia recente". Per l'Italia il rischio è anche maggiore come per tutta l'area del Mediterraneo che è "più sensibile ai cambiamenti climatici, dove il ritmo di riscaldamento è cresciuto più del doppio rispetto alla media globale". "L'Italia - dice Giorgi - è un po' nel mezzo della bufera. Fino al 90% dei ghiacciai alpini potrebbe scomparire a fine secolo". Nonostante l'aumento di piogge estreme e intense il trend delle precipitazioni sulla Penisola è in diminuzione. In un recente studio abbiamo voluto immaginare come sarebbe il clima dell'Italia a fine secolo con un aumento delle temperature globali di 4 gradi, il cosidetto 'business as usual'. In pratica sarebbe come se spostassimo lo stivale di circa 1.000km più a sud, Roma avrebbe un clima come oggi ha il nord Africa, molto più caldo e secco, quasi desertico".
L'Italia come il resto d'Europa, sottolinea poi Giorgi "si sta muovendo nella giusta direzione. Sono in aumento i gestori di elettricità che usano fonti rinnovabili, fonti che oggi producono il 30-40 per cento della richiesta di energia eletrica nazionale. Un buon risultato e in crescita, anche se in altri paesi d'Europa le percentuali sono più alte. In genere, sono ottimista, l'era del petrolio è destinata a finire, forse entro 20-30 anni, a favore di quella che possiamo chiamare l'era del sole".
E sull'accordo di Parigi, di cui domani cade il 5/o anniversario dalla sua approvazione: "La sua importanza, secondo la mia opinione, non fu tanto per gli aspetti attuativi ma perchè per la prima volta ci fu un accordo di tutti i Paesi nel riconoscere il problema dei cambiamenti climatici e l'importanza di contenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia di pericolo dei 2 gradi rispetto ai valori pre-industriali, o un grado rispetto quelli attuali. Un accordo, sottolinea Giorgi, di "svolta politica e soprattutto culturale nel senso di un grandissimo incentivo alla green economy".