Minore dipendenza dai Paesi terzi nell'approvvigionamento energetico grazie al contributo delle rinnovabili e alla maggiore efficienza: l'Europa e l'Italia sono sulla strada giusta per centrare gli obiettivi su energia e clima per il 2020. Lo conferma il secondo rapporto sull'Unione dell'energia della Commissione europea, presentato stamattina dal vicepresidente dell'Esecutivo Ue Maros Sefcovic.
"La situazione della sicurezza energetica è migliorata significativamente in 22 stati membri su 28", ha risposto il politico slovacco precisando che questo è avvenuto grazie all'aumento della quota di rinnovabili e dell'efficienza, nonchè a "interconnessioni molto migliori" tra i Paesi membri. L'Italia è in linea con i risultati raggiunti dal resto dell'Ue: tra il 2005 e il 2014 ha ridotto la sua dipendenza dalle importazioni di energia grazie al contributo delle rinnovabili e ai miglioramenti in termini di efficienza. Il nostro Paese, insieme ad altri dieci, non ha ancora raggiunto il target del 10% di interconnessione della rete elettrica entro il 2020 e "deve fare sforzi ulteriori" in questa direzione, mentre fa da apripista tra i Ventotto per l'installazione dei contatori intelligenti che per la Commissione "ampliano le possibilità dei consumatori di partecipare attivamente al mercato dell'energia".
In particolare, secondo i dati della Commissione europea, la media del contributo delle fonti rinnovabili al mix energetico nazionale nel 2013 è stata del 16,7%, è salita al 17,1% nel 2014 e tale dovrebbe restare nel 2015. Dati che superano abbondantemente il 10,5% previsto dalla Commissione come traiettoria indicativa (il "ritmo") di crescita per le rinnovabili e avvicinano sensibilmente l'Italia all'obiettivo del 20% di energia rinnovabile al 2020. L'Ue è riuscita a separare crescita economica da emissioni, il 22% in meno nel periodo 1990-2015, a fronte di una crescita del pil del 50%. Risultati incoraggianti per un'Europa "pronta ad assumere la guida nella lotta ai cambiamenti climatici" ha detto Sefcovic alla luce delle mosse del neopresidente americano Donald Trump, che fanno immaginare una svolta scettica sull'azione climatica da parte della Casa Bianca.
"L'Unione dell'energia è forte quanto la volontà politica dietro di essa", commenta Imke Lübbeke del Wwf Europa, e gli sforzi futuri della Commissione "saranno ostacolati dagli obiettivi deboli fissati dai leader nazionali, ben prima che il livello di ambizione globale" per l'azione sul clima "fosse alzato grazie all'accordo di Parigi". Di "strategia energetica dell'Ue non in linea con gli impegni sul clima sottoscritti a dicembre 2015, durante la Cop21 di Parigi parla anche Greenpeace Italia, che definisce i risultati raggiunti dall'Italia sulle rinnovabili "un mero adeguamento dei dati statistici".