Addio petrolio, addio biomasse: la plastica del futuro verrà prodotta grazie alle biotecnologie usando come materie prime i gas serra che opprimono l'atmosfera. La fattibilità del processo è già dimostrata in laboratorio e ora le maggiori aziende a livello mondiale intendono accelerarne lo sviluppo su scala industriale. Lo raccontano gli esperti riuniti nell'incontro 'Circular Bioeconomy Arena Meeting', il primo evento nazionale dedicato ai progetti innovativi nella bioeconomia circolare, promosso dal cluster della chimica verde Spring con Assobiotec e Gruppo Intesa Sanpaolo.
"Il settore delle bioplastiche è in continua evoluzione", spiega Mariagiovanna Vetere della NatureWorks, azienda statunitense leader mondiale nella produzione di biopolimeri, ricavati al 100% da fonti rinnovabili. "Da tempo le aziende investono sulla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento di biomassa con cui produrre la plastica", ma all'orizzonte si sta profilando una rivoluzione ancora più epocale, che manderà in pensione le biomasse: "sono risorse fisicamente limitate, la loro quantità e qualità può variare nel tempo, dunque i produttori di biopolimeri sono sempre più orientati ad evitarle.
Per questo puntano ad ottenere i 'mattoni' delle bioplastiche", cioè gli atomi di carbonio, "direttamente dal metano e dall'anidride carbonica atmosferica". Questo è possibile grazie a batteri ingegnerizzati, capaci di digerire i gas serra per produrre bioplastica. "Nei nostri laboratori in Minnesota abbiamo già dei piccoli reattori con batteri che lavorano il metano: la vera sfida ora - conclude Vetere - è quella di far funzionare il sistema anche su scala industriale".