Il bitcoin, la criptovaluta in crescita esponenziale che ora vale più di McDonald's e Walt Disney per capitalizzazione di mercato, consuma più elettricità della maggior parte delle nazioni mondiali. Il "mining", cioè il sistema utilizzato per emettere bitcoin attraverso la potenza di calcolo di moltissimi computer sparsi per il globo, richiede infatti 30 terawattora all'anno, più dell'Irlanda.
La cifra, calcolata dal Bitcoin Energy Consumption Index di Digiconomist, fa sì che l'ecosistema bitcoin, se fosse uno Stato, sarebbe sessantunesimo al mondo per consumo elettrico.
Emettere criptovaluta richiede un'energia superiore a quella consumata in un anno da Paesi europei come Austria, Croazia e Ungheria, ma anche a quella usata da ogni Stato dell'Africa a eccezione di Algeria, Egitto e Sudafrica.
Una singola transazione in bitcoin, si legge nel rapporto, utilizza un quantitativo di elettricità sufficiente ad alimentare 10 case americane, mentre nel suo complesso l'energia consumata dalla criptovaluta potrebbe soddisfare il fabbisogno di 2,79 milioni di case. A confronto, l'elettricità necessaria ai centri di elaborazione dati che gestiscono le operazioni con le carte Visa è sufficiente ad appena 50mila abitazioni.