ROMA - Boiler a idrogeno a zero emissioni e pompe di calore elettriche sono strumenti necessari per ridurre le emissioni di gas serra dal riscaldamento e usi domestici, e permettere il raggiungimento degli obiettivi nazionali di decarbonizzazione. Lo scrive in una ricerca il britannico Comitato sul cambiamento climatico (CCC), organo tecnico di consulenza del governo di Londra, come riferisce il quotidiano Guardian.
Mentre nella produzione elettrica la percentuale delle fonti rinnovabili aumenta e quella delle fossili diminuisce, il riscaldamento e la cucina sono ancora basati sul metano, che produce gas serra CO2. Per il Comitato, se la Gran Bretagna vuole raggiungere il suo obiettivo di tagliare le emissioni dell'80% al 2050, deve spendere 28 miliardi di sterline all'anno da oggi a quella data (lo 0,7% del Pil) per sostituire caldaie e boiler a gas con pompe di calore e scaldabagni a idrogeno.
La pompa di calore è in pratica un condizionatore, che a seconda delle esigenze può emettere aria calda o fredda. La vera novità tecnologica è lo scaldabagno a idrogeno (una tecnologia in cui l'Italia è all'avanguardia). Questo boiler fa reagire fra loro l'idrogeno e l'aria dell'atmosfera, grazie a uno speciale catalizzatore. La reazione produce vapore acqueo ad alta temperatura, che scalda l'acqua corrente per rubinetti e caloriferi. Il boiler come scarto non produce fumi e CO2, come quelli a metano, ma soltanto acqua distillata.
Per ridurre le emissioni di gas serra, sottolinea la ricerca, sia l'elettricità per le pompe di calore, sia l'idrogeno per i boiler, devono essere prodotti da fonti di energia rinnovabili.
Se elettricità e idrogeno sono prodotti da fonti fossili, le emissioni di gas serra si spostano semplicemente dal consumo dell'energia alla produzione.