La Banca europea per gli investimenti (Bei) punta a cambiare obiettivo nella elargizione dei suoi finanziamenti in campo energetico con una svolta green: entro fine 2020 intende dire stop ai progetti che riguardano i combustibili fossili per concentrarsi sulle energie rinnovabili e sulle nuove tecnologie in grado di accelerare la de-carbonizzazione del mix energetico e la transizione energetica. La bozza di questa proposta sarà discussa il 10 settembre dal consiglio d'amministrazione della banca, composto dai ministri delle finanze degli Stati membri Ue.
La banca, che investe 10-12 miliardi di euro all'anno per sostenere il settore energetico, nel luglio scorso ha pubblicato la bozza di questa nuova politica di credito degli investimenti completamente allineata all'Accordo di Parigi sul clima del 2015 sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e sul contenimento dell'aumento della temperatura media del pianeta riconoscendo che le rinnovabili saranno la maggior parte delle fonti di energia a basse emissioni di CO2 entro il 2050.
L'Italia, storicamente il principale Paese beneficiario della finanza Bei, con quasi 200 miliardi di prestiti dal 1958, nel solo 2018 ha ricevuto 8,5 miliardi, pari allo 0,5% del Pil. La nuova strategia della Bei rappresenta, dunque, un'opportunità per l'elettrificazione dei sistemi energetici italiani e per le imprese che si occupano di sostenibilità. Dalla bozza della nuova strategia emerge che la banca vuole contribuire a colmare le lacune negli investimenti in efficienza energetica e nuove tecnologie a basse emissioni di carbonio.
"Il 10 settembre segnerà il primo test sulla svolta green del possibile nuovo Governo - osserva Luca Bergamaschi ricercatore associato del Programma Energia, clima e risorse dell'Istituto Affari internazionali (Iai) - E' fondamentale che l'Italia giochi un ruolo di primo piano approvando senza esitazioni la proposta" della Bei. "Se approvata, diventerebbe la politica finanziaria più ambiziosa e allineata all'Accordo di Parigi a livello globale, mandando un segnale politico forte a tutto il mondo della direzione verso cui marcia l'Europa".
Gli 8,5 miliardi di nuova finanza arrivati in Italia nel 2018 hanno sostenuto 77.500 Pmi e 897.000 posti di lavoro; tutti i comparti dell'economia hanno ottenuto finanziamenti, dalle infrastrutture all'energia, dalle tlc all'ambiente. L'anno scorso l'Italia è stato il secondo paese che ha goduto di più finanziamenti Bei (dopo la Spagna) di cui il 23% dedicato al clima (1,6 miliardi) in particolare ai trasporti sostenibili (ad esempio l'acquisto di nuovi treni in Lombardia), efficienza energetica, ricerca, sviluppo e innovazione, rinnovabili, adattamento. Altri finanziamenti per 250 milioni sono andati all'Enel per i contatori intelligenti di ultima generazione (il pacchetto è di un miliardo di cui i primi 500 milioni sborsati nel 2017, 250 milioni nel 2018 e i rimanenti nei prossimi mesi) e 10 milioni sempre a Enel per le colonnine di ricarica elettriche. L'approvazione della nuova strategia della Bei "darebbe un impulso significativo agli investimenti green in Italia - osserva Bergamaschi - che finora si sono mossi a rilento. Nel 2018 le rinnovabili hanno ricevuto solo 48 milioni di finanziamento, quattro volte in meno di quanto è stato destinato alle infrastrutture fossili, in particolare il gas il cui ruolo in Italia è sovrastimato e rischia di rallentare la transizione ecologica. Senza un cambio di rotta sul gas - responsabile del 30% dei consumi finali di energia e del 55% di emissioni di CO2 nel settore elettrico (molto di più del carbone che è responsabile del 30% delle emissioni di CO2 nel settore elettrico e conta meno del 2% nei consumi finali) - conclude l'esperto - sarà impossibile realizzare la de-carbonizzazione in Italia".