di Stefano Secondino
Quindicimila miliardi di dollari in trent'anni, da qui al 2050. E' la cifra che occorre investire sull'idrogeno perché questo dia il suo contributo alla decarbonizzazione e alla lotta al riscaldamento globale. Il calcolo l'ha fatto l'Energy Transitions Commissions (ETC), un'associazione internazionale di manager di industrie e compagnie energetiche, finanzieri e ong (per l'Italia c'è Marco Alverà di Snam).
I conti dell'ETC sono questi. Da qui al 2050, per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi serve che l'idrogeno arrivi a coprire il 15 - 20% dei consumi di energia. In pratica, il suo utilizzo deve salire a 500 - 800 milioni all'anno di tonnellate.
Ma deve essere idrogeno "verde", cioè prodotto a zero emissioni, dall'elettrolisi dell'acqua e attraverso energia da fonti rinnovabili. Al momento, la produzione mondiale di idrogeno è 115 milioni di tonnellate all'anno: ma si tratta di idrogeno "grigio", cioè prodotto dal metano con dispersione nell'atmosfera della CO2 di scarto. In pratica, per decarbonizzare non serve.
Per produrre questa enorme quantità di idrogeno verde, occorrono due cose: elettrolizzatori potenti e numerosi, e un'enorme quantità di energia rinnovabile. L'ETC stima 30.000 terawattora. Per arrivare ad avere impianti adeguati ed elettricità pulita a sufficienza, gli esperti dell'associazione calcolano che in trent'anni servirà investire 15.000 miliardi di dollari. L'85% nella produzione di energia rinnovabile, il resto negli elettrolizzatori.
Al momento, l'idrogeno verde costa molto di più di quello grigio: da 2,6 dollari a 4,5 al chilo, mentre l'altro costa da 0,7 dollari a 2,2. C'è poi l'idrogeno "blu", prodotto dal metano, ma con la cattura e lo stoccaggio sottoterra della CO2 di scarto: ha poche emissioni, e costa da 1,3 a 2,9 dollari al chilo. Secondo l'ETC, i prezzi dell'energia da rinnovabili e degli elettrolizzatori stanno rapidamente scendendo. Entro la fine di questo decennio, il costo dell'idrogeno verde potrebbe scendere sotto i 2 dollari al chilo. E in alcune zone con abbondanza di fonti rinnovabili, anche sotto 1,5 dollari.
Il problema però non sta nell'offerta, ma nella domanda. "Gli usi finali dell'idrogeno - scrive l'ETC -, e quindi la domanda complessiva, potrebbero non crescere abbastanza negli anni Venti". In parole povere: potrebbe esserci tanto idrogeno verde a buon mercato, ma poi non ci sarebbero le industrie e i mezzi di trasporto per usarlo.
Per l'ETC sono necessarie "politiche di sostegno, poiché l'uso dell'idrogeno nelle applicazioni finali spesso impone un 'sovrapprezzo verde' rispetto alle odierne tecnologie ad elevato uso di carbonio. Le politiche devono combinare strumenti come tariffe sul carbonio, sostegno a specifici usi finali (come la produzione di acciaio e l'ammoniaca per i motori navali) e lo sviluppo di poli territoriali di produzione e uso di idrogeno pulito". Tutto questo "per rendere possibile un rapido decollo del settore negli anni Trenta".