Ci vogliono "9 minuti" per leggere una bolletta elettrica. Ma "6 ore" per comprenderla. Forse per via delle "179 cifre" che si trovano nel documento. Bollette troppo difficili da leggere e una certa pigrizia delle persone - poco propense al cambiamento - oltre alla lentezza dei tempi di passaggio e il poco margine di sconto, sono i principali motivi che rendono "critico il processo di liberalizzazione del mercato elettrico". A dirlo è Nomisma Energia. In uno studio - che sarà presentato il 3 aprile a Roma - dedicato alla fine del mercato di maggior tutela "fissata dal governo alla metà del 2018" (con una norma nel ddl Concorrenza, che la prossima settimana dovrebbe approdare in Aula al Senato), Nomisma boccia il meccanismo delle aste: i cittadini che al primo luglio 2018 non abbiano ancora scelto un gestore specifico vedranno le proprie utenze messe all'asta nel mercato libero, con la possibilità di ritrovarsi un operatore sconosciuto. La questione riguarda ad oggi 20 milioni di clienti domestici che non sono ancora passati al mercato libero (a fronte dei 9 milioni che hanno già traslocato). Il mercato interessa molti operatori: 70 miliardi di kilowattora (kWh) di energia elettrica, per un valore di circa 15 miliardi di euro all'anno. Circa 400 le società che vendono elettricità sul libero mercato. Questo meccanismo, spiega Nomisma, "non è appropriato per la fine della maggiore tutela in Italia". Per una serie di motivi, tra cui la difficoltà di 'metabolizzare' la bolletta, la scarsa incidenza dello sconto sul prezzo finale, la lentezza del passaggio (che si ritrova in tutta Europa e anche in altri servizi); poi, l'idea stessa che le aste possano "limitare la libertà dei consumatori", ottenendo così "il contrario di quel che si vuole". Le aste farebbero anche aumentare la tendenza ad associare il pagamento della bolletta elettrica ad una tassa. Secondo il presidente di Nomisma energia Davide Tabarelli è "necessario discutere del meccanismo delle aste. Se il governo ha deciso di far cadere il mercato di maggior tutela, allora bisogna capire come fare e individuare strumenti adeguati". Lo studio dice di guardare subito tra quelli "già disponibili, sviluppati grazie alla regolazione", come "la tutela simile, il sistema informativo integrato, i contatori intelligenti". Ma servono anche una "maggiore informazione a favore dei clienti e un ruolo più attivo delle associazioni dei consumatori".