Per salvare il mondo ci vuole più verde. Lo sottoscrivono, in un ideale manifesto “Green will save the world” lanciato nei giorni scorsi in un meeting internazionale a Milano, i rappresentanti italiani di Assoimpredia (Associazione nazionale impresa di difesa e tutela ambientale) e i delegati da tutta Europa di Elca (European Landscape Contractors Association), ovvero professionisti, architetti paesaggisti, designer, manager di aziende verdi e imprenditori che chiedono alle istituzioni, ma anche ai cittadini, di cambiare profondamente comportamenti e direttive, ripensando alle città, alle periferie e più in generale a tutto il paesaggio che caratterizza il Belpaese.
Senza i dovuti controlli e con scelte sbagliate, come quelle riguardanti le gare d’appalto che guardano solo al ribasso economico piuttosto che alla qualità progettuale, diventa sempre più difficile parlare di riqualificazione urbana ed extraurbana. Serve consapevolezza, rileva Emmanuel Mony, presidente internazionale di Elca, “una consapevolezza che manca perfino dinnanzi a catastrofi che sono causate dall’uomo e ad azioni, come il riscaldamento globale, che hanno portato perfino a tempeste nel Mediterraneo. Eppure i benefici del verde hanno chiari ed evidenti impatti sulla salute dei cittadini, perché parchi e giardini incitano a fare attività fisica, a ridurre lo stress e contemporaneamente migliorano la qualità dell’aria. Complessivamente con più verde si ridurrebbe la spesa sulle cure mediche. Gli spazi verdi nelle città combattono le isole di calore e la traspirazione riduce l’inquinamento. Ma oltre agli aspetti salutistici, il verde conviene anche dal punto di vista economico. Un immobile con giardino ha sicuramente un valore maggiore sul mercato. Insomma sviluppo sostenibile e ambientale insieme anche per lo sviluppo economico”.
Gianluca Bartolini, presidente di Assoimpredia, ricorda i dati allarmanti diffusi dall’agenzia europea dell’ambiente, che stima 400mila morti l’anno a causa dell’inquinamento. “Il verde salverà il mondo? Forse si ma se le istituzioni, ma anche i cittadini facendo ognuno la propria parte, analizzeranno i cambiamenti ambientali e li governeranno riuscendo così a mitigare gli effetti sulle persone e la salute – spiega Bartolini – Si deve guardare al futuro attraverso misure e azioni che possano permettere di ottenere risultati importanti per la qualità della vita attuale e per quella delle future generazioni. Ognuno, nel suo piccolo, può e deve dare il proprio contributo".
Assoimpredia ha lanciato lo sportello telematico ‘lenteverde’ dedicato sia ai cittadini che alle imprese per raccogliere segnalazioni da tutta Italia riguardanti il degrado ambientale ma anche le anomalie sulle procedure pubbliche, per poi diventarne portavoce presso le istituzioni preposte. "Saremo da una parte lente di ingrandimento sulle problematiche legate al verde pubblico ma anche l’ente che si pone come interlocutore” ha detto Bartolini.
Nell'incontro esperti, architetti paesaggisti e docenti universitari, hanno dato il proprio contributo fornendo idee e ipotesi progettuali in parte già sperimentate, casi studio che potrebbero diventare esempi da cui attingere per creare un futuro più sostenibile. Ad esempio, anche il controllo della vita degli alberi può avvenire attraverso “smart technologies” utili ad effettuare il monitoraggio del verde urbano, favorendo la creazione di quel microclima salutare anche per la vita umana. Lo si fa con il “tree talker” un dispositivo che è una sorta di scatola nera che si installa direttamente sul tronco degli alberi, illustrato dai docenti dell’Università della Tuscia, Andrea Vannini e Riccardo Valentini, quest’ultimo premio Nobel.
Il prof. Carmine Guarino, dell’Università del Sannio, ha parlato invece della bonifica dei terreni con i micro-organismi, riuscendo a ridurre l’utilizzo di fertilizzanti chimici sostituiti da efficaci interventi naturali. Ma nella sua missione di salvare il mondo, il verde diventa anche strumento di salute come spiegato dal primario di oncologia di Massa Carrara, Andrea Mambrini e dall’agronomo Maurizio Lapponi che hanno analizzato l’effetto del verde sui malati di cancro che hanno utilizzato le “terrazze terapeutiche”, vere e proprie terrazze piene di piante che aumentano, già visivamente, la percezione di vitalità che può contribuire positivamente nel percorso di cura. E anche dal punto di vista della somministrazione dei farmaci si sono registrate delle forti riduzioni con il conseguente risparmio economico per il sistema sanitario nazionale.
A fianco di queste iniziative ci vuole una diversa strategia, come ricordato da Silvia Brini dell’Ispra secondo cui anche i Comuni devono iniziare a ragionare in termini di infrastrutture green e di servizi ecosistemici nelle aree urbane, immaginando criteri e linee guida per la promozione di foreste urbane e periurbane coerenti con le caratteristiche ambientali, storico-culturali e paesaggistiche dei luoghi.