Proseguendo con il trend attuale di emissioni, l'Italia rischia di avere perdite di alcuni punti percentuali di Pil già a metà secolo e fino al 10% di Pil dal 2050, pari a circa 130 miliardi di euro l'anno. La crisi climatica aggraverà anche il divario delle condizioni economiche del Sud Italia rispetto al resto del Paese, con un aumento della disuguaglianza regionale stimato del 60% nella seconda metà del secolo: le regioni meridionali e le isole maggiori riportano perdite del 5-15 per cento nel 2050 e del 5-25 per cento nel 2080, ma anche al nord si registreranno spiccate perdite nelle aree del veneziano. E le aree adriatiche saranno a maggior rischio rispetto alle coste tirreniche.
Questi i dati principali della Relazione 2019 sullo stato della green economy, che sarà presentata in apertura degli Stati Generali della Green Economy, alla Fiera di Rimini il 5 e 6 novembre in occasione di Ecomondo, promossi dal Consiglio Nazionale della Green Economy in collaborazione con il ministero dell' Ambiente e con il patrocinio del ministero dello Sviluppo Economico e della Commissione Europea, presenta un focus sugli 'Impatti economici dei cambiamenti climatici in Italia' realizzato dall'European Institute on Economics and the Environment in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Italy4Climate. Gli Stati Generali della Green Economy, che avranno come tema il 'Green New Deal e sfida climatica: obiettivi e percorso al 2030'. "Il nuovo Governo - ha osservato Edo Ronchi, del Consiglio Nazionale della Green Economy e presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile - ha posto fra le priorità programmatiche un Green New Deal. Proposta che gli Stati Generali della Green Economy sostengono da qualche anno come via per affrontare crisi climatica e rilancio dello sviluppo sostenibile dell'Italia basato sulla green economy". I maggiori danni economici sarebbero causati dalle alluvioni. Emergenze anche per agricoltura, turismo e salute. (ANSA).