Le rinnovabili non producono energia 24 ore su 24, ma solo quando c'è il sole e quando c'è vento. E spesso, non producono quando c'è il maggior consumo in casa, cioè la mattina presto e la sera. Col risultato che, in media, un'abitazione sfrutta solo il 30% dell'energia pulita prodotta dalle sue celle solari o dalla sua turbina.
La soluzione sono i "sistemi di accumulo" (energy storage). In parole povere, batterie dove immagazzinare l'energia nei momenti di massima produzione, e da dove prenderla nei momenti di massimo consumo. I sistemi di accumulo sono uno dei business emergenti nel settore della green economy, indispensabili per sfruttare al meglio le fonti rinnovabili.
Non a caso Elon Musk, il re delle auto elettriche, sta investendo fortemente in questo settore. Il suo obiettivo è produrre batterie da affiancare alle centrali solari ed eoliche, per compensare le variazioni nella produzione e renderla costante.
In Italia, il business dei sistemi di accumulo è ancora piccolo, solo 37 milioni di euro all'anno, e al 99% concentrato sulle utenze domestiche. Al momento ci sono 37.000 impianti nel nostro paese, per un totale di 300 megawatt installati. Il Pniec, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, prevede al 2030 altri 4 gigawatt di sistemi di accumulo domestici e 3 gigawatt di batterie al servizio di centrali.
"Con le fonti fossili di energia, la produzione è centralizzata" spiega Paolo Tagliabue, direttore marketing della divisione Energy Storage di Eaton Italia, branca nostrana della multinazionale Usa dell'energia -. Con le rinnovabili, il trend è la decentralizzazione, le "smart grid" (reti intelligenti). I consumatori diventano produttori, i cosiddetti "prosumer", con piccoli impianti fotovoltaici o eolici casalinghi. Le grandi centrali ci saranno sempre, ma le famiglie produrranno una parte dell'elettricità che consumano".
In questo scenario, i sistemi di accumulo diventeranno centrali. "Si avrà sempre più un'elettrificazione delle utenze - spiega Tagliabue -, e quindi un picco dei consumi serali".
Ovvero, si torna a casa, si cucina, si guardano tv e computer e si ricarica l'auto elettrica. Quindi servono batterie per fornire l'energia raccolta durante il giorno dalle fonti rinnovabili casalinghe o di condominio.
Il manager prevede un impatto importante del fotovoltaico sul mercato da qui al 2025. "I prezzi dei pannelli e degli accumulatori sono molto calati - commenta Tagliabue -. Molto dipende dai consumi famigliari, ma grosso modo una batteria da 10 kw oggi costa 15.000 euro e si ammortizza in 5 anni".
Il problema maggiore per le fonti rinnovabili in Italia secondo il manager riguarda i grandi impianti, le centrali eoliche e fotovoltaiche: "Per un impianto di grosse dimensioni ci vogliono due anni per avere le autorizzazioni - spiega -. Per il solare poi c'è il problema del consumo del suolo. Noi spingiamo per poter usare le cave dismesse". (ANSA).