La Brexit ha gettato nello sconforto gli ambientalisti britannici. In questi anni hanno apprezzato la pressione dell'Ue sul governo di Londra per norme ambientali più severe, e ora temono che un Regno Unito fuori dall'Unione possa allentare i limiti anti-inquinamento.
Il quotidiano Guardian, in un articolo sull'argomento, riporta il commento di James Thornton, direttore di Client Earth, una ong di avvocati impegnati in cause ecologiste: la Brexit, dice, "mi ha lasciato scioccato, deluso ed estremamente preoccupato per il futuro della tutela ambientale nel Regno Unito". Per Craig Bennet, presidente della ong Friends of the Hearth, il voto per il Leave è un "allarme rosso" per l'ambiente.
Il Guardian ricorda che i limiti Ue alle emissioni nell'atmosfera hanno permesso alla ong di fare causa al governo di Londra per gli sforamenti in molte città. Cause legali avviate dall'Unione hanno costretto la Gran Bretagna a ripulire le sue spiagge inquinate dai liquami. Molte delle tutele per l'habitat e la fauna selvatica nel paese nascono da norme Ue.
Bruxelles ha spinto la Gran Bretagna verso il riciclaggio dei rifiuti.
Gli ambientalisti ricordano come Boris Johnson sia scettico sul cambiamento climatico, così come Nigel Farage. Quest'ultimo vuole alzare i limiti di inquinamento alle centrali elettriche.
Il governo conservatore di Londra ha contrastato il progetto della Ue di porre limiti più severi alle emissioni in atmosfera.
Lo stesso ha fatto con il bando sui pesticidi che uccidono le api, poi imposto da Bruxelles.
Un sondaggio della Iema, l'associazione mondiale dei professionisti dell'ambiente, condotto fra 4.000 esperti del settore britannici, ha rivelato che l'82% di questi ritiene che "operare all'interno dell'Ue fornisce un panorama politico più stabile e quindi potenzialmente più efficace".