(di Luca Prosperi e Berardino Santilli)
La Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila ha certificato che il sito industriale e le discariche dei veleni dello stabilimento Montedison di Bussi sul Tirino (Pescara) hanno effettivamente avvelenato le acque di falda e riconosciuto che sul disastro colposo esistono dei comportamenti aggravati che impediscono la prescrizione del reato. Il presidente della Corte, Luigi Catelli, ha usato un eufemismo quando, cominciando a leggere il dispositivo, ha parlato di "parziale riforma della sentenza di primo grado", aumentando così la tensione in aula. Ma alla fine della lettura più che di parziale riforma si può parlare di sentenza rivoluzionata che, due anni e tre mesi dopo la contestata sentenza della Corte d'Assise di Chieti, apre scenari nuovi sulla vicenda. La sentenza di oggi riconosce l'avvelenamento delle falde, seppure prescritto, e condanna dieci imputati per disastro colposo, con provvisionali milionarie: ma se nella sentenza di primo grado nulla sarebbe successo, stavolta i giudici aquilani hanno spiegato che invece ci sono colpe precise e l'inquinamento è assodato.
Una sentenza che arriva dopo anni di veleni non solo materiali: gravano su quella di primo grado i dubbi di alcune inchieste sul presidente della Corte chietina, Camillo Romandini, sulle presunte pressioni sui giudici popolari che hanno portato all'apertura di un fascicolo disciplinare aperto dal Ministero di Grazia e Giustizia. In primo grado, il 19 dicembre 2014, la Corte d'Assise di Chieti aveva derubricato il reato di disastro ambientale in disastro colposo e giudicato gli imputati non colpevoli per sopraggiunta prescrizione; i giudici di secondo grado, oggi, sono arrivati alla condanna perché un ricalcolo dei tempi ha portato a stabilire che la prescrizione non era scattata.
La Corte ha stabilito che tutte le condanne, che vanno dai 2 ai 3 anni di reclusione, sono condonate perché i fatti sono tutti antecedenti al 2 maggio 2006. A 3 anni di reclusione, pena condonata, sono stati condannati Maurilio Agugia, Carlo Cogliati, Leonardo Capogrosso e Salvatore Boncoraglio; alla pena di due anni, anche questa condonata, Nicola Sabatini, Domenico Alleva, Nazzareno Santini, Luigi Guarracino, Carlo Vassallo e Giancarlo Morelli. Si tratta nella maggior parte dei casi di ex manager della Montedison. Le provvisionali e le spese legali da riconoscere alle parti civili ammontano a 3,7 milioni di euro, suddivisi in 2,705 milioni di provvisionali e 592 mila euro che, con gli oneri, arriveranno a un milione di spese legali. In tal modo la sentenza ha stabilito il principio del risarcimento danno che viene per ora coperto solo parzialmente dalle provvisionali; il conto successivo sarà fatto in sede civile. "È una grande sentenza perché dimostra la giustezza delle nostre tesi: i fatti ci sono, è stato riconosciuto l'avvelenamento delle falde acquifere" ha detto l'avvocato dello Stato Cristina Gerardis. "L'obiettivo finale resta comunque la bonifica del territorio e l'applicazione del sacrosanto principio del chi ha inquinato paghi" commenta il delegato Wwf Abruzzo, Luciano Di Tizio, che ha seguito il processo per il Wwf Italia.