ROMA - Mancanza di ossigeno oppure veleni sversati: sono le ipotesi fatte dall'associazione ambientalista Marevivo sulla "causa della morte di grandi carpe e altre specie di pesci, che sta avvenendo in queste ore nel Tevere". E' stata la stessa Marevivo, dalla sua sede nazionale galleggiante e osservatorio permanente sul fiume, a lanciare l'allarme sul fenomeno in atto, allertando i carabinieri del Noe di Roma, intervenuti tempestivamente per verificare la situazione.
"In ogni caso è sembrata la cronaca di una morte annunciata", spiega l'associazione, precisando che i campioni di pesci, prelevati tra Ponte Risorgimento e Ponte Margherita, saranno analizzati dall'istituto zooprofilattico sperimentale Lazio e Toscana "M. Aleandri" per stabilire le reali cause della morte, mentre l'Arpa Lazio procederà all'analisi dell'acqua. "Da sempre i fiumi - ha commentato la presidente di Marevivo, Rosalba Giugni - hanno rappresentato i luoghi presso i quali sono sorte le grandi civiltà e hanno dato ricchezza all'uomo, che oggi purtroppo è la prima causa del loro profondo degrado e inquinamento che arriva direttamente ai nostri mari.
Il Tevere, purtroppo ormai nastro trasportatore di rifiuti, resta un corso d'acqua straordinario, pieno di vita e con una storia antichissima tutta da riscoprire".