ROMA - Quasi 3 pesci su 4 tra quelli che vivono in profondità nei mari dell'Atlantico Nord-Occidentale sono contaminati da microplastiche, microscopici e indistruttibili pezzetti di plastica che restano nella catena alimentare. Lo rivela una ricerca pubblicata su Frontiers in Marine Science.
Le microplastiche che inquinano le acque derivano, ad esempio, da plastiche presenti nei vestiti in pile o nei cosmetici, in cui sottoforma di microsfere possono svolgere funzione esfoliante. Questi frammenti possono causare problemi per gli organismi marini che li ingeriscono, tra cui infiammazione, alimentazione ridotta e perdita di peso. Ma la contaminazione può anche diffondersi nell'organismo di specie predatrici, come tonni e pesci spada, che si nutrono di pesci contaminati, e in questo modo arrivare sulle nostre tavole. In questo caso i ricercatori della National University of Ireland, Galway hanno studiato i pesci mesopelagici, che vivono a profondità di 200-1.000 metri, ma nuotano in superficie durante la notte per nutrirsi. Ne hanno catturato a varie profondità in un'area dell'Oceano Atlantico nordoccidentale, quindi hanno esaminato i loro stomaci in laboratorio. Hanno così visto che ben il 73% aveva ingerito questi inquinanti. "Abbiamo registrato una delle più alte frequenze di microplastiche tra le specie di pesci a livello globale", afferma Alina Wieczoreke autrice principale dello studio. Inoltre, sottolineano i ricercatori, attraverso i movimenti verticali, il pesce mesopelagico potrebbe anche diffondere le microplastiche in tutto l'ecosistema marino, dalle acque più superficiali a quelle più profonde.