ROMA - Sul tema del futuro deposito nazionale delle scorie nucleari "ci aspettiamo dal nuovo governo un dibattito sereno, aperto, trasparente, dal punto di vista tecnico, che possa evidenziare i rischi limitati di questa struttura e i benefici per il territorio". Lo ha detto giovedì l'amministratore delegato di Sogin (la societa' pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari), Luca Desiata, a una conferenza stampa a Roma su bilancio 2017 e prospettive 2018 della societa'.
Desiata ha spiegato che Sogin "attende il nulla osta dalle autorità competenti (Ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente, ndr) per pubblicare la Cnapi (la mappa dei siti in Italia dove puo' essere costruito il deposito, ndr). Una volta pubblicata, partirà un processo trasparente di condivisione con i territori per mostrare i rischi limitati e i vantaggi".
Per Desiata il deposito e' "una infrastruttura essenziale per la messa in sicurezza delle scorie, un progetto a bassissimo rischio ambientale. Siamo consapevoli delle difficolta' che trovera' presso l'opinione pubblica. Per questo pensiamo che il processo decisionale debba essere il piu' possibile condiviso con il territorio". Il deposito per Sogin dovrebbe entrare in funzione nel 2025. Se i tempi si allungheranno, ha detto Desiata, "dovremo sopportare costi maggiori per l'ampliamento dei depositi esistenti e lo stoccaggio all'estero".
"I criteri tecnici per individuare il sito per il deposito nazionale delle scorie nucleari sono la sismicità (il territorio non deve essere sismico), il criterio idrogeologico, cioè il terreno deve essere stabile e lontano dall'acqua, e la lontananza da insediamenti urbani e industriali", ha detto Desiata. "I siti delle ex centrali nucleari non sono adatti perché una centrale atomica deve sorgere vicino a corsi d'acqua - ha aggiunto Desiata -. Anche i siti degli altri depositi temporanei non sono adatti, perché stanno tutti vicino all'acqua". Il Comune che ospiterà il deposito nazionale secondo Desiata avrà due tipi di vantaggi: per l'occupazione legata alla costruzione e gestione dell'impianto, e per le compensazioni pubbliche ai territori che ospitano materiali radioattivi. "L'investimento complessivo per il Deposito è di 1,5 miliardi di euro - ha spiegato l'ad -. La costruzione impiegherà 2.000 persone per 4 anni. In esercizio il deposito e il parco tecnologico daranno lavoro a 700 persone per 50-60 anni".
La Sogin, la società pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari, intende avviare nel 2018 la bonifica dei recipienti (vessel) dei reattori nucleari delle centrali del Garigliano (Caserta) e di Trino Vercellese (Vercelli). Per quest'anno è prevista la conclusione della bonifica della fossa 7.1 dell'Itrec di Rotondella (Matera) e del decommissioning dell'impianto di Bosco Marengo (Alessandria). L'ad ha spiegato che il processo di smantellamento (decomissioning) degli impianti nucleari italiani è completato al 30% ed è già stata spesa metà della cifra prevista, 3,6 miliardi su 7,2. La parte più significativa del lavoro ora è la demolizione dei vessel, altamente radioattivi perché hanno contenuto il combustibile. L'operazione, estremamente complessa, va fatta con i contenitori coperti d'acqua, per schermare le radiazioni. Desiata ha spiegato che Sogin nel 2017 ha avuto un volume di attività del 13% superiore alla media 2010-2016, riducendo il personale di 94 unità, fino alle attuali 1210. Sono stati ridotti di 26 milioni di euro i costi per lo stoccaggio delle scorie all'estero, grazie alla rinegoziazione di un contratto con la Gran Bretagna. L'anno scorso sono anche triplicate le attività verso terzi, in Italia e all'estero, fino a 20 milioni. Fra queste, lo smantellamento di una centrale atomica in Slovacchia e di sottomarini nucleari a Murmansk in Russia e la partecipazione a una operazione di mappatura degli oggetti radioattivi sul fondo dell'Artico. "L'obiettivo per il 2018 è farne il miglior anno per la Sogin in termini di smantellamento - ha concluso Desiata -. La prima trimestrale dell'anno è stata la migliore di sempre".