"In un anno il valore della diossina a Taranto è aumentato del 916%", passando "da 0,77 picogrammi del 2017 a 7,06 picogrammi del 2018, molto vicino agli 8 picogrammi del 2009" quando nella "masseria Carmine furono prelevati 1.124 capi di bestiame per essere abbattuti". Lo denunciano il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, e il consigliere comunale Vincenzo Fornaro, ex allevatore, riportando "i dati di Arpa Puglia".
Il ministro dell'Ambiente Sergio Costa ha chiesto all'Ispra di compiere accertamenti sui valori di diossina a Taranto. A quanto si è appreso dal dicastero, "i dati
rilevati dalle centraline diffusi da associazioni ambientaliste e da Angelo Bonelli dei Verdi risultano parzialmente diversi e non sono confrontabili, oltre a non essere stati validati dall'Arpa". Per questo, il ministro ha chiesto al direttore generale dell'Ispra, Alessandro Bratti, di disporre delle verifiche. Questi ha incaricato l'ufficio del Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente di controllare i rilevamenti dell'Arpa per dissipare i dubbi. Il ministro, si è appreso ancora, si è messo in contatto anche con il prefetto di Taranto.
Secondo i dati di Bonelli e Fornaro, "nella masseria Carmine si è passati da 0,77 picogrammi per metro quadro 'Die' ad un dato del 2018 pari a 7,06 picogrammi". Bonelli e Fornero sostengono che "sono in aumento le diossine anche nell'area dell'agglomerato del siderurgico con un valore di 11 picogrammi, e nel quartiere Tamburi, in via Orsini, con valore pari 5,5 picogrammi". "In altri paesi europei come Francia e Germania - sottolineano - i valori limiti sono pari a 5 e 4 picogrammi". Secondo Bonelli e Fornaro "ci troviamo di fronte ad una situazione drammatica che evidenzia come a Taranto non si sia mai smesso di inquinare e che il regime d'immunità penale ha favorito questa gravissima situazione".
"Presenteremo un esposto all'autorità giudiziaria - annunciano - perché a questo punto sarà inevitabile aprire una nuova inchiesta 'Ambiente svenduto 2', perché l'inquinamento a Taranto non è mai cessato". La città di Taranto viene "colpita e affondata - sostengono - dalla latitanza del ministro Costa e del ministro Di Maio che hanno irresponsabilmente confermato la norma sull'immunità penale prevista dal decreto 98/2016, voluta da Renzi e Calenda, e peggiorato la situazione ambientale con il famoso addendum di Arcelor Mittal". "Già lunedì - concludono - invieremo una diffida al ministro Costa affinché ordini il riesame dell'Aia dell'ex Ilva di Taranto, oggi di proprietà Arcelor Mittal, e al ministro Di Maio chiedendogli di abrogare la scandalosa immunità penale".