Sull'incidente nucleare di Fukushima, "il governo giapponese sta deliberatamente ingannando gli organismi e gli esperti delle Nazioni Unite che si occupano di violazioni dei diritti umani". L'accusa arriva da Greenpeace, che a 8 anni dal disastro dell'11 marzo 2011 pubblica il rapporto "Sul fronte dell'incidente nucleare di Fukushima: lavoratori e bambini".
Nonostante gli "enormi sforzi" di decontaminazione, esistono ancora alti livelli di radiazioni sia nelle zone di esclusione che nelle aree aperte, si legge nel rapporto, che documenta le violazioni del governo in materia di diritti umani.
Dall'indagine emerge che i livelli di radiazione nella zona di esclusione e le aree di evacuazione di Namie e Iitate sono da cinque a oltre cento volte più alti del limite massimo raccomandato a livello internazionale. In una foresta situata di fronte all'asilo e alla scuola della città di Namie, dove sono state revocate le ordinanze di evacuazione, il livello medio di radiazioni era di 1,8 microslevert (l'unità di misura del danno provocato dalla radiazione su un organismo) all'ora contro gli 0,23 microslevert previsti dal governo. In oltre un quarto dell'area, la dose annuale di radiazioni a cui sarebbero esposti i bambini potrebbe essere 10-20 volte superiore al massimo raccomandato.
Il rapporto arriva a un mese dalla stesura delle raccomandazioni che il Comitato Onu sui diritti dell'infanzia ha indirizzato al governo giapponese. Se attuate, spiega Greenpeace, avrebbero come effetto il ripristino degli ordini di evacuazione, il risarcimento agli sfollati e l'applicazione degli obblighi relativi al rispetto dei diritti umani.