Trend in diminuzione per le polveri sottili PM10 e PM2,5 e per il biossido di azoto (NO2) tra il 2008 e il 2017 in Italia. Ma continuano i superamenti in molte zone del paese. L'ozono non mostra segni di diminuzione. È la tendenza evidenziata dall'ISPRA nello studio "Analisi dei trend dei principali inquinanti atmosferici in Italia 2008-2017". Il lavoro aggiorna l'analisi condotta cinque anni fa (riferita al periodo 2003 - 2012) estendendola a un maggior numero di punti di misura.
Nel periodo analizzato si rileva una larga prevalenza di casi in cui le concentrazioni di PM10, PM2,5 ed NO2 diminuiscono. Per il PM10, il trend è decrescente nel 77% dei casi e si stima una riduzione della media annuale pari a 0,8 g/m l'anno. Anche le concentrazioni di NO2 diminuiscono nella maggior parte dei casi (79%) con una riduzione media in termini di concentrazione di 1,0 g/m l'anno. Per il PM2,5, nel 69% dei casi si registra una riduzione significativa, e la variazione annuale media stimata è pari a 0,7 g/m.
Nessun segno di diminuzione per i valori medi dell'ozono, che rimangono stabili negli anni. "Questa è spiegabile, almeno in parte - scrive Ispra -, con la sua natura di inquinante secondario, per il quale manca una relazione di proporzionalità diretta con la riduzione delle emissioni dei precursori".
Ma in molte zone del paese si continuano a superare i limiti: lo studio mostra chiaramente come in diverse parti d'Italia si superino ancora i valori limite per il materiale particolato, il biossido di azoto, l'ozono troposferico. Nel quadro europeo, l'Italia, con il bacino padano, rappresenta sempre una delle aree dove l'inquinamento atmosferico è più rilevante.
Gli obiettivi dio riduzione dell'inquinamento fissati dall'Unione Europea a breve e a lungo termine, conclude lo studio, "sono ancora lontani dall'essere raggiunti".