Il lockdown dovuto all'emergenza Cornavirus dal primo marzo al 31 maggio ha comportato in Veneto un risparmio dell'emissione di circa 5.000 tonnellate di biossido di azoto e di circa 150 tonnellate di polveri sottili Pm10, pari al 28% e al 5% delle emissioni che si sarebbero avute in condizioni normali.
Il dato emerge dal nuovo rapporto dell'Agenzia regionale per l'ambiente (Arpav) aggiornato al 31 maggio sugli effetti sulla qualità dell'aria delle misure per l'emergenza Covid-19 in Veneto.
La valutazione è stata effettuata mediante l'analisi delle concentrazioni degli inquinanti dalle stazioni di monitoraggio Arpav; la stima delle variazioni delle emissioni inquinanti dei settori interessati dalle restrizioni; l'analisi delle concentrazioni stimate dal sistema modellistico "Spiair", utilizzato in Arpav per la previsione e la valutazione dell'inquinamento atmosferico.
La riduzione - sottolinea l'Agenzia - è ben visibile per le concentrazioni di biossido di azoto durante le fasi 1 e 2, rispetto alla media del quadriennio precedente. Per quanto riguarda il Pm10, la valutazione dell'effetto del lockdown sulle concentrazioni delle polveri sottili è più difficile per la sua composizione. I fenomeni che avvengono in atmosfera e che portano alla formazione del Pm10 sono molteplici e complessi e spesso le condizioni meteorologiche rivestono un ruolo preponderante nel determinare variazioni, sia stagionali che giornaliere, delle concentrazioni di questo inquinante.