ROMA - La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum sulle trivelle: il quesito riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. A proporlo sono nove Consigli regionali. Questo stesso quesito era già stato dichiarato ammissibile dalla Cassazione.
I quesiti referendari proposti erano in tutto sei. In un primo tempo l'Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione li aveva accolti tutti. Ma il governo ha introdotto una serie di norme nella legge di Stabilità che hanno messo mano alla materia, ribadendo il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia mare. La Cassazione ha dovuto quindi nuovamente valutare i referendum e a quel punto ne ha ritenuto ammissibile solo uno, il sesto: il quesito riguarda nello specifico la norma che prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la "durata della vita utile del giacimento".
Oggi c'è stato l'esame della Corte Costituzionale, che pure ha ritenuto ammissibile solo questo referendum, per l'abrogazione della norma. In un primo tempo le Regioni promotrici erano dieci, ma nei giorni scorsi l'Abruzzo ha scelto una diversa strategia e ha abbandonato la campagna referendaria
Trivelle: Consulta, un referendum ammesso, 5 improcedibili
La Corte Costituzionale nella seduta di oggi ha dichiarato ammissibile la richiesta di un referendum e improcedibili altre cinque richieste in materia di ricerca, prospezione e trivellazioni marine. Lo rende noto un comunicato della Consulta. Per questi ultimi cinque quesiti, la Corte Costituzionale non ha potuto che prendere atto della pronuncia dell'Ufficio centrale per il Referendum della Cassazione che aveva dichiarato "non hanno più corso le operazioni concernentile prime cinque richieste referendarie", dichiarando conseguentemente l'estinzione del giudizio. Il quesito ammesso è l'unico del quale l'Ufficio centrale per il Referendum ha affermato la legittimità sulla base della normativa sopravvenuta (la Legge di Stabilità 2016). Nella nuova formulazione il referendum viene pertanto ad incentrarsi sulla previsione che le concessioni petrolifere già rilasciate durino fino all'esaurimento dei giacimenti, in tal modo prorogando di fatto - come rilevato dall'Ufficio centrale per il Referendum - i termini già previsti dalle concessioni stesse. La sentenza sarà depositata entro il 10 febbraio, come previsto dalla legge.