Sono circa 600 le case abusive colpite da ordine definitivo di abbattimento ad Ischia mentre arriva a 27mila il saldo delle pratiche di condono presentate dagli abitanti dell'isola in occasione delle tre leggi nazionali. Lo afferma Legambiente nel report Ecomafia 2017 in cui si precisa che a eccezione di alcune sporadiche demolizioni portate a termine negli ultimi anni su disposizione della magistratura, ma anche dagli stessi proprietari, "sopravvive un ecomostro di cemento illegale, spesso costruito senza nemmeno l'attenzione per la sicurezza degli abitanti in un territorio estremamente fragile".
Cemento, rileva l'associazione ambientalista, "che si è aggiunto a cemento in modo spontaneo, occupando e indebolendo versanti che poi, sotto le forti piogge, spesso cedono trascinando a valle tutto quello che trovano sulla loro strada".
Sebbene lentamente, quelle 600 case verranno abbattute, non hanno scampo, osserva Legambiente avvertendo che "non c'è condono, passato, presente o futuro che le possa salvare".
Nel novembre del 2009, ricorda Legambiente, "morì tragicamente una ragazza bloccata dal fango nella sua automobile e 20 persone rimasero ferite; già nell'aprile del 2006 una frana aveva ucciso quattro persone. Nonostante ciò, nel 2010 gli abusivi, i sindaci, finanche il parroco, sfilarono in testa a un corteo di tremila persone per chiedere lo stop alle ruspe mandate dalla Procura di Napoli. Nell'ottobre del 2015, dopo ben 35 anni dall'ingiunzione dell'ordine di demolizione, il Tar di Napoli ha condannato il comune ischitano di Serrana Fontana per non aver eseguito l'intervento, nonché le proprietarie dell'immobile in cui erano state realizzate le opere senza autorizzazione".