AOSTA - C'è anche una famiglia di Cogne tra le dieci che si sono rivolte alla Corte di Giustizia europea contro il Parlamento e il Consiglio europei per denunciare l'inadeguatezza del target di riduzione delle emissioni clima-alteranti al 2030. E' quella di Giorgio Elter, che produce alimenti biologici locali e gestisce un piccolo bed & breakfast ai piedi del Gran Paradiso, frequentato d'inverno dagli appassionati di arrampicata su ghiaccio.
Le altre famiglie provengono da Germania, Portogallo, Romania, Francia, Svezia e da altri paesi non europei. Tutte ritengono che "la riduzione delle emissioni nazionali di gas serra di un minimo del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 sia inadeguato a far fronte alla concreta necessità di prevenire il rischio climatico e insufficiente a proteggere i loro diritti fondamentali di vita, salute, occupazione e proprietà". L'azione legale è sostenuta da Legambiente.
"Non possiamo vivere e lavorare in un territorio - spiega Giorgio Elter - in cui la protezione ambientale è apprezzata per la presenza del Parco Nazionale del Gran Paradiso, pur rimanendo silenziosi agli impatti dei cambiamenti climatici, che mettono in pericolo il futuro dei nostri bambini. Lo scioglimento dei ghiacciai, che sono la nostra importante riserva di acqua dolce e il nostro unico reddito durante la stagione invernale, non riguarda solo noi; insieme all'aumento della temperatura, causa anche significativi danni alle attività agricole a valle. Questi esempi concreti di come i cambiamenti climatici influenzano la nostra vita quotidiana ci fanno preoccupare per il futuro dei nostri figli".