ROMA - Gli immobili abusivi, una volta entrati nel patrimonio dei comuni, devono essere demoliti e solo in via eccezionale, attraverso una valutazione caso per caso, possono essere conservati. Alla luce di questo principio fondamentale del "governo del territorio", contenuto nel Testo unico sull'edilizia, la Corte costituzionale, con la sentenza n. 140 depositata giovedì 5, ha dichiarato incostituzionali le disposizioni della legge della Regione Campania n.19/2017 sulla conservazione degli immobili abusivi acquisiti al patrimonio dei comuni, là dove consentivano ai comuni stessi di non demolire questi immobili - in particolare locandoli o alienandoli anche ai responsabili degli abusi - senza attenersi al principio fondamentale del Testo Unico sull'edilizia.
Giunta Campania, necessaria una disciplina. "La Consulta ha dichiarato la illegittimità della legge regionale della Campania - laddove consente la locazione o alienazione degli immobili abusivi acquisiti al patrimonio del Comune e non demoliti a favore dell'occupante di necessità - per contrasto con l'art. 117 terzo comma della Costituzione, ritenendo che la disciplina regionale sia disallineata dal sistema sanzionatorio previsto dalla normativa nazionale". Così una nota della giunta regionale della Campania.
"Come precisa la Consulta, la stessa legge nazionale prevede la facoltà dei Comuni di non demolire le opere abusive. Pertanto la Regione Campania, ritenendo necessaria una disciplina che affronti la problematica, sottoporrà all'attenzione della Conferenza Stato-Regioni, del Governo e dei gruppi parlamentari, l'adozione di ogni misura all'interno del quadro normativo nazionale, visti gli importanti profili di giustizia sostanziale coinvolti", conclude la nota.
WWF, sentenza Consulta è vittoria della legalità. "La sentenza della Corte costituzionale (a N. 140/18) depositata oggi e che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale delle norme campane che consentivano ai comuni di non procedere alle demolizioni e di affittare o addirittura alienare l'immobile abusivo allo stesso costruttore abusivo, non solo rappresenta un successo per tutti coloro che si battono contro l'abusivismo edilizio e per curare le ferite del territorio, ma è una vittoria della legalità e del buon senso". Questo il commento del WWF Italia che aveva immediatamente contestato la legge regionale 22 giugno 2017, n.19 ritenuta dall'associazione "un pericolosissimo passo indietro sul cemento illegale".
La sentenza della Consulta per la ong "conferma e rafforza un elemento di chiarezza sull'abusivismo edilizio che, in quanto reato penale, riguarda tutti i cittadini di tutte le regioni, senza alcuna distinzione. Ne consegue, quindi, che la competenza sull'abusivismo edilizio non può che essere statale, come il WWF aveva segnalato nelle argomentazioni inviate prima alla Regione Campania e poi al Governo per chiedere che fosse impugnata la legge regionale".
"Le norme dichiarate oggi incostituzionali - conclude il WWF - rischiavano di essere un pericolosissimo precedente dando un possibile avvio a sanatorie regionali "fai da te", incentivando inevitabilmente nuovi abusi per dinamiche a tutte note e stradocumentate".