“La casa dell’Ambiente diventa per davvero una casa di vetro". Così il ministro dell'Ambiente Sergio Costa che oggi ha firmato il 'decreto trasparenza'", con cui si istituisce l’Agenda pubblica degli incontri con i portatori di interesse. In sostanza, dall'1 settembre tutti gli incontri che il ministro, i suoi collaboratori, i sottosegretari, i direttori generali avranno con i rappresentanti di soggetti giuridici, pubblici o privati, anche partecipati dallo Stato, di consorzi, di associazioni di categoria, di associazioni di protezione ambientale, di associazioni anche non riconosciute, di comitati di cittadini, di fondazioni, nonché coloro che professionalmente li rappresentano o svolgono nell’interesse di questi funzioni di consulenza, saranno registrati e resi pubblici sul sito internet del Ministero.
Il dicastero "deve essere un luogo aperto a tutti. Non solo alle imprese ma anche e soprattutto alle associazioni civiche, ai movimenti, a tutti i volontari che rappresentano le istanze dei territori e che reclamano attenzione sulle tematiche ambientali. La trasparenza può essere l’elemento che rende pari il confronto tra interessi diversi e che rende possibile al decisore pubblico una giusta valutazione di tutte le istanze nel momento in cui si deve assumere la responsabilità di decidere, in un verso o nell’altro. In questo modo tutti i cittadini, con un click, sapranno chi è entrato al Ministero, chi ha incontrato chi, perché, per chiedere cosa e quale documento, quale proposta ha consegnato”.
Presso le istituzioni dell’Unione europea, dove i lobbisti sono pubblicamente noti attraverso il Registro per la Trasparenza, il 52% afferma di avere interessi diretti in campo ambientale; a livello Ue, secondo i dati del Registro per la Trasparenza, l’ambiente risulta essere il primo tema su cui si concentrano le pressioni dei gruppi di interesse, piccoli e grandi, civici e industriali, che, lecitamente, rappresentano il loro punto di vista presso il decisore pubblico.
In Italia, spiega il dicastero dell'Ambiente, alcuni Ministeri negli ultimi anni si sono dotati, attraverso specifici atti interni, di strumenti per rendere trasparente l’azione delle lobby, limitandosi a registrare i lobbisti con i quali interloquivano: il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, dal 2011, il Ministero dello Sviluppo economico, dal 2016, e il Ministero per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, dal 2017.
Anche la Camera dei deputati dal 2016 ha disciplinato con proprio provvedimento l’attività di rappresentanza di interessi presso la Camera, istituendo un apposito registro dei lobbisti.
Il Ministero dell’Ambiente, rispetto a queste esperienze positive, fa un passo avanti e introduce una novità in questo quadro: piuttosto che prevedere un altro “albo” dei lobbisti, impone obblighi di trasparenza al proprio interno, rendendo necessario per chiunque assuma una decisione, dal vertice politico al direttore generale ai loro staff, dichiarare pubblicamente chi ha incontrato e per quale fine.