ROMA - L'Italia è ancora indietro nella prevenzione degli effetti dei terremoti. Occorre completare la carta geologica del Paese, ferma a poco più del 40% del territorio. È quanto emerge dallo studio "Rischio sismico in Italia: analisi e prospettive per una prevenzione efficace in un Paese fragile", curato dalla Società Italiana di Geologia Ambientale (Sigea). E' stato presentato al Senato alla presenza del ministro dell'Ambiente Sergio Costa, del presidente della Commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato Mauro Coltorti e della presidente della Commissione Territorio, ambiente e beni ambientali del Senato Vilma Moronese.
Il volume raccoglie 41 articoli di più di 150 autori e, partendo dalla consapevolezza che non è possibile prevedere quando e con che intensità accadrà un terremoto, aiuta a capire come prevenirne gli effetti. Per il geologo del dipartimento terremoti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) Gianluca Valensise, uno degli autori della Mappa di pericolosità sismica che è alla base dell'attuale normativa antisismica italiana, "gli investimenti e gli interventi non devono essere a pioggia, ma stabiliti sulla base di priorità basate sul diverso grado di pericolosità sismica e di vulnerabilità del territorio. I dati scientifici ci sono bisogna però darsi da fare per migliorare la prevenzione", ha aggiunto. "Bisogna smettere di rincorrere le emergenze - sottolinea il presidente Sigea Antonello Fiore - L'Italia ha una storica carenza: non essere stata in grado di prevenire gli effetti del terremoto, e di tradurre in politiche le azioni che avrebbero potuto evitare morti e distruzione di interi borghi".