Il Tar di Lecce ha respinto i ricorsi proposti da ArcelorMittal e Ilva in As contro l'ordinanza numero 15 del 2020, firmata dal sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, che imponeva ai gestori l'individuazione e il superamento delle criticità derivanti da fenomeni emissivi dello stabilimento siderurgico, disponendo, in difetto, la fermata dell'area a caldo. Il Collegio stabilisce 60 giorni dalla pubblicazione della sentenza, avvenuta oggi, perché gli impianti siderurgici ritenuti inquinanti siano spenti. (ANSA).
"Appare singolare considerare che un adeguamento tecnologico degli impianti e la conversione dell'alimentazione dei forni dal carbone all'elettrico avrebbe probabilmente scongiurato un gran numero di decessi prematuri e un'incidenza così elevata di malformazioni e patologie oncologiche, anche in età pediatrica e infantile". E' quanto si legge nella sentenza del Tar di Lecce che ha respinto i ricorsi di ArcelorMittal e Ilva in As contro l'ordinanza sullo stop alle emissioni del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, disponendo entro 60 giorni la chiusura degli impianti dell'area a caldo.
"Io e il sindaco di Taranto speriamo in una immediata convocazione da parte del presidente del Consiglio, Mario Draghi", "la vicenda Ilva è il test più rilevante che si possa fare di questo governo, della sua volontà di fare ciò che dice di voler fare". Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
"Direi che, dopo questa sentenza, nessuno più da oggi in avanti, al netto di cosa potrà fare il Consiglio di Stato, può immaginare di ripropinarci uno stabilimento siderurgico col ciclo integrale, con gli altoforni, con l'area a caldo, con quello schema emissivo, con quel pregiudizio sull'ecosistema e sulla vita delle persone che abbiamo vissuto in questi anni". Così il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci.