L'AVANA - Le strade di Cuba sono un museo a cielo aperto di auto retrò, con lunghissime Cadillac e pompose Chevrolet dell'epoca pre-embargo che ancora vengono utilizzate quotidianamente. A vederla con occhio meno romantico, però, sono vetture ormai che fuori dalle sfilate non hanno senso, inquinanti, poco sicure. Auto che consumano ogni anno centinaia di tonnellate di carburanti per lo più di importazione e che arrivano con il contagocce. Per portare l'isola a una minor dipendenza energetica e a un rinnovo della flotta, è allo studio un piano per introdurre in maniera massiva i veicoli elettrici.
Il progetto è stato analizzato nel corso dell'International University Congress 2020 all'Avana, dove un'analisi sulla possibile 'rivoluzione elettrica' è stata presentata dalle università nazionali di Cienfuegos e dall'Università tecnologica dell'Avana "José Antonio Echeverría". Lo studio prende spunto da due fatti: il consumo di carburanti fossili è di 992 tonnellate l'anno - 74% di gasolio e 24% di benzina, per lo più di importazione - e la flotta automobilistica è tra le più obsolete al mondo: l'età media dei veicoli è di 35 anni e il 77% ha più di 20 anni. L'introduzione di veicoli elettrici darebbe all'isola una maggiore indipendenza energetica, e lenirebbe la domanda interna di petrolio.
A Cuba, rilevano lo studio, esiste già la società statale nazionale Aguas dell'Avana che ha una flotta di 22 auto elettriche con le quali ottiene un notevole risparmio. Con l'importazione di auto elettriche - è questa l'idea - si otterrebbero risparmi di carburante e la qualità del trasporto pubblico migliorerebbe. Un altro fattore a sostegno del progetto è che entro il 2025 un quarto delle auto nel mondo saranno elettriche. Cuba, curiosamente, è stata apripista già agli inizi del secolo scorso per l'avvento dei veicoli elettrici: nel 1899 la Havana Electric Railway Compan, una società con sede nel New Jersey, negli Stati Uniti, acquisì il diritto di installare un tram elettrico nella capitale cubana.