Nel recente rapporto finanziario sul secondo trimestre di Tesla sono state evidenziate (con caratteri di corpo piccolo rispetto al resto del documento) le cifre relative agli utili derivati dalla vendita di certificati verdi - che corrispondono a crediti di CO2 - alle Case automobilistiche rivali. Da marzo a giugno l'azienda di Elon Musk ha incassato da questa attività 428 milioni di dollari che corrispondono al 7% delle entrate totali di Tesla. Questi crediti - commenta il magazine britannico Autocar - hanno svolto un ruolo cruciale nella crescita contro ogni previsione del suo profitto netto nel secondo trimestre, afflitto com'è noto dal Covid-19. Tesla ha contabilizzato per 104 milioni di dollari e senza i crediti avrebbe mantenuto in rosso la sua redditività.
Il margine operativo ottenuto, pari al 5% - valore che è accettabile per industria automobilistica - sarebbe sceso a un pericoloso 1% cosa che avrebbe allarmato anche gli investitori meno attenti. La stima è che nell'intero 2020 Tesla guadagnerà più di 1 miliardo di dollari da questi certificati verdi, confermando il tasso di crescita di questa voce dei conti della Casa di Palo Alto, visto che nel 2018 aveva incassato 419 milioni e nel 2019 593 milioni. Non tutti i 'clienti' di Tesla sono trasparenti come ha invece fatto Fiat Chrysler Automobiles che ha comunicato di avere siglato un accordo per acquistare 1,1 miliardi di dollari di crediti verdi fino al 2023. Documenti pubblici, ma non comunicati apertamente, hanno svelato - scrive Autocar - che anche GM nel 2019 è stata cliente di questo settore di Tesla. Va ricordato al riguardo che i certificati verdi, noti anche come Carbon Credits, si basano sulla quantità di CO2 non immessa nell'ambiente. E vengono utilizzati dall'industria e da tutte le attività che comportano una impronta di Carbonio (e delle quali l'automotive è solo una minima parte) per compensare il bilancio delle emissioni di CO2 e ridurre le multe previste globalmente. (ANSA)