L'Italia è in forte ritardo sugli investimenti in mobilità elettrica. A rivelarlo è un nuovo studio di Transport & Environment, ONG ambientalista e promotrice della campagna Clean Cities, a cui collabora anche Legambiente.
L'analisi prende in esame 17 Paesi europei ed evidenzia la percentuale di immatricolazione di nuovi autobus a zero emissioni. L'Italia è in fondo alla classifica, con solo il 5,4% di nuovi bus entrati in servizio nel 2019 a idrogeno o elettrici, seguita solo da Grecia, Svizzera, Irlanda e Austria.
A guidare la classifica europea di bus a emissioni zero sono Danimarca, Lussemburgo e Paesi Bassi. Il 78% degli autobus danesi immatricolati nel 2019 è elettrico o a idrogeno, come il 67% di quelli lussemburghesi e il 66% degli olandesi. Anche Svezia, Norvegia e Finlandia sono tra i primi, i cui autobus elettrici rappresentano rispettivamente il 26%, 24% e 23% degli immatricolati.
L'80% degli investimenti tedeschi del 2020 sono destinati ad autobus elettrici, e la Polonia annuncia che nelle città con una popolazione di 100.000 o più persone tutto il trasporto pubblico sarà elettrico entro il 2030, stanziando oltre 290 milioni di euro.
Secondo i dati ANFIA, nel 2019 sono stati immatricolati in Italia solo 63 bus elettrici e a idrogeno: 16 in Sicilia, 15 in Lombardia, 13 in Piemonte, 10 in Liguria. Nel primo semestre del 2020 l'Italia ha messo in strada solo 170 nuovi bus, contro i 363 del primo semestre 2019 (-53%).
"È davvero incomprensibile, con oltre 200 miliardi in arrivo dall'Europa, - dichiara Veronica Aneris, Direttrice per l'Italia di Transport & Environment, - come la bozza di Recovery Plan approvata dal Consiglio dei Ministri preveda l'acquisto di circa 5000 nuovi autobus, di cui ben 2.700 a gas fossile, ovvero centinaia di milioni di euro sprecati in fossili tecnologie obsolete. Ci auguriamo che il Parlamento ora ponga rimedio a questa misura". (ANSA).