A dirlo è uno studio della Purdue University
che non assolve le sostanze chimiche impiegate in agricoltura,
ma chiama in causa anche quelle usate dai cittadini, a
cominciare dagli insetticidi.
I ricercatori hanno esaminato il polline raccolto dalle api
mellifere nell'arco di 16 settimane.
Tale polline, proveniente
da una trentina di famiglie di piante diverse, è risultato
contenere residui di un numero "impressionante" di pesticidi che
abbracciano nove classi di sostanze chimiche. Non mancano i
neonicotinoidi, pesticidi usati nelle colture di mais e soia che
sono tossici per le api, ma le concentrazioni più alte sono di
piretroidi. Si tratta di insetticidi che si trovano dove tendono
a stare le api, e cioè vicino a case e giardini con una grande
varietà di piante in fiore.
In altri termini, non sono solo gli agricoltori a minacciare
le api, ma anche i proprietari di case e chi si occupa di
gestire il verde pubblico. "Se i cittadini hanno a cuore le api,
devono usare gli insetticidi sono quando sono strettamente
necessari, perché le api entrano in contatto con queste
sostanze", spiegano i ricercatori.
Gli esperti hanno trovato 29 pesticidi nei prati, 29 nei
campi agricoli trattati e 31 nei campi non trattati. "I
risultati mostrano che le api sono cronicamente esposte a
numerose sostanze chimiche per tutta la stagione - sottolineano
gli studiosi - rendendo i pesticidi un importante fattore di
stress a lungo termine per questi insetti". (ANSA).