Lo sbiancamento dei coralli miete una nuova vittima: ha colpito l'85% dell'arcipelago Chagos, nell'omonima riserva marina territorio britannico dell'Oceano Indiano. Ne dà notizia, in occasione della Giornata mondiale degli oceani, il Chagos Conservation Trust.
La situazione delle barriere delle isole a sud delle Maldive - anch'esse colpite da maxi sbiancamento - è stata "fotografata" ad aprile con risultati definiti "devastanti" dai ricercatori.
"La nostra preoccupazione è la durata dell'innalzamento delle temperature nell'Oceano Indiano", spiega Heather Koldewey, che guida la Marine and Freshwater Zoological Society di Londra. Il fenomeno è cominciato nel 2015, osserva, "e continua ad aumentare con un picco stimato proprio per questo momento". La spedizione ha rilevato temperature di 31 gradi anche a 20 metri di profondità. Nell'ultimo maxi evento di sbiancamento globale, nel '98, oltre il 90% dei coralli dell'arcipelago morì, ma le barriere hanno mostrato "un tasso di recupero comunque più veloce di altre", spiega il professore Charles Shepard, presidente del Trust, perché si tratta di un'area marina completamente protetta. Al momento, sottolinea l'organizzazione, lo è appena l'1% delle riserve marine mondiali. "Dobbiamo fare di più", auspica Koldewey, "l'oceano è uno solo".
Lo sbiancamento dei coralli, che sta divorando anche un patrimonio Unesco come la Grande barriera australiana, avviene quando per effetto delle acque più calde i coralli espellono un'alga vitale, che dà loro colore, andando incontro alla morte.
La comunità scientifica punta il dito contro il riscaldamento globale provocato dalle attività umane. L'intensità dell'ultimo El Nino, responsabile del riscaldamento della superficie del Pacifico, è stata un'ulteriore aggravante.