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Wwf, sequestrate in Sudan 1,2 tonnellate di avorio

Provenienti dall'Uganda. Almeno 120 elefanti uccisi per le zanne

Redazione ANSA ROMA

Nell'aeroporto di Juba, in Sudan, sono state sequestrate 1,2 tonnellate di avorio provenienti dall'Uganda, ottenute dai bracconieri uccidendo almeno 120 elefanti. E' quanto denuncia in una nota il WWF, secondo cui la strage di elefanti in Africa "nonostante gli appelli di Nazioni Unite e dei governi, continua inesorabile".

"È sicuramente un sequestro eccezionale per un aeroporto - afferma la responsabile conservazione del WWF Italia Isabella Pratesi -. Sapevamo che il Sud Sudan fosse un paese di transito per questo commercio illegale ma colpisce che un carico così grande sia passato indenne attraverso l'aeroporto di Entebbe, in Uganda, da cui proveniva".

In Africa oggi resta solo il 10% degli incredibili branchi che un tempo attraversavano savane e foreste, ricorda il WWF: "se infatti nell'800 veniva valutata l'esistenza di circa 5 milioni di elefanti, oggi ne rimangono, a mala pena, 450.000.

Basti pensare che nella riserva di Selous, in Tanzania, dove una volta c'erano più di 100.000 elefanti oggi ne restano solo 15.000". Si tratta di una vera e propria guerra dichiarata agli elefanti che arricchisce ogni anno uno dei mercati illegali più floridi al mondo: il commercio di fauna selvatica ha un valore di circa 23 miliardi di dollari l'anno. Secondo l'associazione ambientalista neanche le aree protette riescono a garantire un futuro agli incredibili pachidermi: "le stragi sono opera di piccoli e grandi eserciti di bracconieri, capaci di attaccare dal cielo con elicotteri e mitragliatrici e da terra con fuoristrada, trappole e kalashnikov, tutte arme rifornite da un fiorente mercato di armi".

La responsabilità della tragica fine degli elefanti non è però solo dei bracconieri "ma anche di un'estesa rete di corruzione - sottolinea infine il WWF -. In Tanzania, dove in pochissimi anni è stato trucidato più del 50% degli elefanti, la corruzione ha aperto le porte ai bracconieri".

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