Il maxi evento globale di sbiancamento dei coralli, che sta letteralmente uccidendo il tratto settentrionale della Grande Barriera Corallina in Australia, è il peggiore finora documentato e si protrarrà per tutto il 2016: il terzo anno di fila. Non era mai successo. La conferma arriva dai dati che l'agenzia Usa per il meteo, la Noaa, ha diffuso in occasione del simposio internazionale sui coralli in corso alle Hawaii.
Le previsioni della Noaa indicano che nei prossimi quattro mesi le alte temperature previste per l'oceano causeranno eventi di sbiancamento anche nell'emisfero settentrionale del globo (per via della Nina): alle Hawaii, in Micronesia, alle Florida Keys e a Porto Rico.
Lo sbiancamento si verifica quando per effetto delle elevate temperature dell'acqua i coralli espellono la loro alga vitale (che dà loro colore) andando incontro alla morte se non riescono a recuperare. Ne sono già abbondantemente colpiti i reef dell'Oceano Indiano intorno alle Maldive e nel Western Australia, ma anche quelli nel resto del Pacifico, del Mar Rosso e dei Caraibi.
Quanto alla Grande Barriera australiana, uno degli ecosistemi più minacciati, nel corso del simposio la task force che ne monitora lo stato di salute ha confermato che lo sbiancamento riguarda almeno il 93% del tratto settentrionale e che un quarto dei 'reef' è morto. Mai gli scienziati dell'Arc Centre della James Cook University dicono di aver visto coralli così malati, con un ritmo di mortalità particolarmente elevato.
Ingenti anche i danni economici. Secondo un'indagine dell'Australia Institute, riportata dal sito News.com.au, i turisti stranieri sono meno interessati a viaggiare nel Paese a causa dei danni subiti dalla Grande barriera. Perdita che potrebbe costare al turismo australiano un miliardo di dollari e un milione in meno di visitatori l'anno se lo sbiancamento continuerà. Una quantità di viaggiatori pari a 436 aerei Boeing 747.