In Australia le ondate di calore marine stanno devastando le foreste di kelp, una famiglia di alghe che annovera specie in grado di crescere verticalmente anche di decine di centimetri al giorno. Secondo uno studio pubblicato su Science tra il 2011 e il 2013 è stato spazzato via il 90% delle foreste di kelp della costa australiana occidentale. Un declino che rappresenta una seria minaccia non solo per la biodiversità ma anche per l'economia locale.
La quasi totalità delle foreste di kelp che ricoprivano i fondali del tratto settentrionale della Great Southern Reef australiana - un sistema di scogliere che corre a Sud del Paese per 2300 chilometri fra Sydney e Kalbarri - è scomparsa negli ultimi anni ed è stata sostituita da alghe, coralli e pesci che di solito popolano acque tropicali e subtropicali. Si tratta di un ecosistema, spiegano i ricercatori al Guardian, che supporta la maggior parte delle attività di pesca della nazione per un valore di circa 10 miliardi di dollari. Il Great Southern Reef è anche un concentrato di biodiversità unico al mondo: il 30% delle specie che lo popolano è endemico.
L'autore principale dello studio, Thomas Wernberg dell'Università del Western Australia, afferma che oltre 100 chilometri di foreste di kelp sono già morte in seguito a una forte ondata di calore marino nel 2011 che ha aumentato la temperatura dell'oceano di 2 gradi. Le conseguenze sono state disastrose perché una superficie di 370 chilometri quadrati è stata subito colonizzata da specie tropicali che hanno impedito la ricrescita del kelp. Se questa tendenza dovesse continuare, ha aggiunto Wernberg, le foreste di kelp potrebbero essere relegate alla punta meridionale dell'Australia con conseguenze ambientali ed economiche che sarebbero pari a quelle della perdita della Grande Barriera Corallina.